PORDENONE - La possibilità che nei computer e nei telefonini in uso a Giosuè Ruotolo, sospettato del duplice delitto del palasport in cui furono uccisi Trifone Ragone e la...
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In Procura non è stata ancora depositata una relazione ufficiale da parte dei carabinieri della sezione tecnologie informatiche del Ros di Roma. Ma alcune informazioni, molto precise, sono trapelate per consentire agli investigatori pordenonesi di concentrarsi su determinate situazioni e di impostare le audizioni dei testimoni sentiti a Somma Vesuviana nelle ultime due settimane.
I telefonini - specie gli iPhone e gli smartphone - sono dei rilevatori di posizione, consentono infatti di ricostruire gli spostamenti di chi li utilizza, ma lasciano anche traccia dei "passaggi" su social network, siti internet e applicazioni. I tecnici del Ros hanno scoperto cancellazioni di dati sia nel computer di Ruotolo sia nel computer della fidanzata ventiquattrenne, studentessa di Giurisprudenza all’università di Napoli. Cancellazioni selettive della cronologia delle conversazioni sono state poi accertate nell’hard disk del telefonino della studentessa: significa che ha eliminato soltanto alcuni messaggi su whatsapp e sulle chat utilizzate per comunicare a distanza con Ruotolo.
Perché ha scelto soltanto alcuni messaggi È stato possibile recuperare i dati eliminati utilizzando i sofisticati strumenti in dotazione al Ros? Ricostruire, dunque, le conversazioni tra Ruotolo e la fidanzata nelle settimane che hanno preceduto l’omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza? Oltre a quelle avvenute nei sei mesi trascorsi prima che Ruotolo fosse indagato? Su questo punto la Procura non si sbilancia. Mantiene il massimo riserbo. Il fatto che alla difesa e alle stesse parti offese non siano state ancora messe a disposizione le copie forensi degli hard disc, fa pensare a una strategia ben precisa da parte dei pm Pier Umberto Vallerin e Matteo Campagnaro: gli inquirenti stanno lavorando lasciando difesa e consulenti di parte al buio per evitare fughe di notizie che potrebbero compromettere l’inchiesta e dare il via a un inevitabile processo mediatico, come è avvenuto per tanti altri casi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino