PORDENONE - «Ci sono due ragazzi insanguinati... sono in auto, nel parcheggio del palasport». Sono le 19.56 del 17 marzo 2015, quando il 112 riceve una telefonata...
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Per comprendere perchè oggi Giosuè Ruotolo, 27 anni, sia sospettato di duplice omicidio bisogna riavvolgere il film del suo rapporto con il commilitone ed ex coinquilino Ragone. Bisogna andare indietro fino al 2013, ricollocare nella giusta sequenza e far scorrere i fotogrammi raccolti faticosamente, in oltre un anno di indagini, dai Carabinieri. È in quest’amicizia "amore/odio" che la Procura ha trovato un senso all’accusa che oggi inchioda Ruotolo in Corte d’assise.
È nell'esercito che Ragone e Ruotolo si incontrano. Trifone è pugliese di Adelfia, esuberante, appassionato di cross-fit, ragazzo immagine in discoteche e calendari. Giosuè è di Somma Vesuviana, introverso e suscettibile, un amore a distanza con Mariarosaria Patrone scandito da sms e lunghe telefonate. I due commilitoni puntano alla Guardia di finanza. All'appello - uno appresso all'altro - ci sono anche il pugliese Daniele Renna e il napoletano Sergio Romano. Anche loro si stanno preparando per il concorso nelle Fiamme gialle. Sono in quattro: stessa caserma, stesse ambizioni. Si accordano per dividere un appartamento in via Colombo a Pordenone. La convivenza - secondo la Procura - presto comincia a diventare difficile. Gli attriti sarebbero legati a ritardi nei pagamenti delle spese comuni e, soprattutto, alle ragazze che Ragone - l’unico senza fidanzata - si porta in camera.
Nel dicembre 2014 Ragone trova a Milano la donna della sua vita. È Teresa Costanza, laureata alla Bocconi. Anche lei è innamorata. Lo è al punto da licenziarsi dall’Ina Assitalia, lasciare Milano e ricominciare da zero a Pordenone. Con Trifone affitta un appartamento in via Chioggia. Nonostante il trasloco, i fidanzati torneranno ancora a dormire in via Colombo, dove la camera di Ragone è rimasta libera. Lo fanno in occasione del raduno degli Alpini, quando ospitano un’amica milanese di Teresa. Lo rifanno a fine giugno, per lasciare il piccolo appartamento di via Chioggia ai genitori di Teresa in visita a Pordenone. Queste intrusioni avrebbero irritato Ruotolo, con il quale Trifone aveva già avuto diverbi quando ospitava Teresa in via Colombo.
Ruotolo - secondo la ricostruzione dell’accusa - si sarebbe vendicato creando da un computer della caserma un profilo Facebook: "anonimo anonimo". Dal 26 giugno all’11 luglio 2014, spacciandosi per un’amante di Trifone, avrebbe inviato a Teresa messaggi velenosi per indurla a lasciare il fidanzato. Ragone dopo un paio di mesi individua il mittente, lo affronta a pugni nel parcheggio del Palasport e minaccia di denunciarlo. Ruotolo - secondo i Carabinieri - temendo di compromettere il suo ingresso nella Finanza a causa di una denuncia per peculato, avrebbe cominciato a meditare non solo l’eliminazione di Trifone, ma anche di Teresa, per impedirle di indirizzare le indagini. «Ero a casa giocare al computer», dirà ai Carabinieri la notte dell’omicidio procurandosi un alibi falso. Invece, prima del delitto c’era anche lui nel parcheggio. E c’era anche nel parco, dove sei mesi dopo è stata ripescata la pistola. Sono alcuni solo indizi. Gip, Tribunale del Riesame e Cassazione li ritengono sufficienti a giustificare la misura cautelare in carcere eseguita il 7 marzo scorso. Da oggi si ricomincia da zero in Corte d’assise. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino