Uccisa davanti alla figlioletta, il pm chiede l'ergastolo per il marito uxoricida

OMICIDIO DI AYCHA - Chiesto l'ergastolo per il marito magazziniere marocchino di 41 anni
CADONEGHE (Padova) - La richiesta del pubblico ministero Marco Brusegan, ieri mattina 14 settembre, ha squarciato il silenzio dell’aula della Corte d’Assise:...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

CADONEGHE (Padova) - La richiesta del pubblico ministero Marco Brusegan, ieri mattina 14 settembre, ha squarciato il silenzio dell’aula della Corte d’Assise: «Ergastolo». Questa per la Procura è la giusta condanna che merita il magazziniere marocchino di 41 anni Abdelfettah Jennati. Lo straniero la sera del 24 novembre del 2020, nella stanza da letto della sua abitazione di Cadoneghe, ha ucciso con due coltellate al petto la moglie di 31 anni Aycha El Abioui madre dei suoi tre figli. 


Al delitto ha assistito la più piccola. Secondo le parti civili un elemento fondamentale per dimostrate la premeditazione da parte di Jennati. Il padre, infatti, nei giorni precedenti avrebbe tentato di fare dormire la bambina non con loro, ma insieme agli altri due fratellini. Il sostituto procuratore però nella sua richiesta non ha menzionato la premeditazione, ma l’aggravante del legame di parentela con la vittima.

LA DIAGNOSI 
Intanto il perito nominato dai giudici, lo psichiatra Alessandro Saullo del Centro di igiene mentale di Gorizia, ieri ha sottolineato come Jennati sia capace di intendere e di volere. Quindi di essere giudicato. Tuttavia ha evidenziato come l’imputato soffra di una forma di depressione e di ansia. E su questa ultima parte della diagnosi gli avvocati difensori, Elisabetta Costa e Fabio Targa, il prossimo 5 di ottobre cercheranno di fare leva per evitare l’ergastolo al loro assistito. 
Per Jennati però i guai non sono finiti, perchè la Procura ha chiesto il suo rinvio a giudizio anche per maltrattamenti in famiglia. Dal settembre 2018 al giorno del delitto avrebbe minacciato e picchiato la moglie. Dovrà comparire davanti al Gup il prossimo 20 di gennaio. Infine in aula le parti civile hanno chiesto come risarcimento danni 500 mila euro per ogni figlio. 


L’OMICIDIO
La sera del 24 novembre del 2020 Jennati, con due pugnalate al petto, ha ucciso la madre dei suoi tre figli. L’uomo da tempo sembrava avesse maturato l’intenzione di sbarazzarsi di sua moglie. Il 21 novembre ha trascorso parte della giornata a cercare dove trovare l’arsenico e a quale prezzo, ma non solo: voleva anche capire quanto gli sarebbe costato il divorzio in termini di mantenimento di figli e moglie. 


Insomma, roso dalla gelosia, avrebbe premeditato nei dettagli il delitto. E poi sempre attraverso i motori di ricerca voleva prenotare viaggi in traghetto per la Sicilia, la Sardegna, il Marocco e la Tunisia: forse era anche pronto alla fuga.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino