Quarant'anni fa i delitti di Roberto Succo, ora diventano una storia a fumetti

Quarant'anni fa i delitti di Roberto Succo, ora diventano una storia a fumetti
MESTRE - Avrebbe compiuto il 3 aprile scorso 59 anni, se non fosse morto nel maggio del 1988 in carcere a Vicenza, soffocato con un sacchetto di plastica riempito di gas. Ricorre...

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MESTRE - Avrebbe compiuto il 3 aprile scorso 59 anni, se non fosse morto nel maggio del 1988 in carcere a Vicenza, soffocato con un sacchetto di plastica riempito di gas. Ricorre oggi il triste anniversario del giorno in cui Roberto Succo, quarant’anni fa, si rese protagonista di un efferato duplice omicidio con vittime i genitori. Un crimine folle eppur non dettato solo dall’impeto, che cambiò radicalmente l’esistenza del giovane, facendolo diventare uno dei criminali italiani più pericolosi degli anni Ottanta, di cui si interessarono le forze di polizia e i giornali e televisioni di tutta Europa.


All’epoca diciannovenne, Roberto Succo - studente dell’ultimo anno al liceo scientifico Ugo Morin di Mestre - durante una lite uccide con 32 coltellate la madre, Maria Lamon, attendendo poi il ritorno a casa del padre - Nazario, agente alla squadra Mobile della questura di Venezia - per aggredirlo a colpi di accetta e soffocarlo poi con un sacchetto di nylon. Dopodiché, depone i corpi dei genitori nella vasca da bagno, esce di casa e scappa sull’auto di famiglia.
Roberto viene rintracciato e arrestato in una pizzeria di San Pietro al Natisone, paese della provincia di Udine al confine con l’allora Jugoslavia di dove era originario il padre. Giudicato totalmente infermo di mente, viene condannato a 10 anni di manicomio criminale e a Reggio Emilia, dopo aver conseguito il diploma, si iscrive all’Università di Parma. Sembra sia iniziato un percorso di redenzione, invece il 12 giugno 1986, approfittando del regime di semi libertà, scappa di nuovo: sale su un treno per Genova ed entra clandestinamente in Francia.
Come in un violento thriller immaginato da un grande romanziere, anche in Francia Roberto Succo non riesce a fare a meno di sfogare la propria folle violenza: compie furti, rapine, uccide un brigadiere della Gendarmeria Nazionale, un medico, un ispettore di polizia e due donne. Nel gennaio 1988 la polizia d’oltralpe trova dei documenti falsi, la fotografia è la sua, quella del “killer italiano dagli occhi di ghiaccio”. Braccato, Succo scappa in Svizzera dove in pochi giorni rapina e ferisce un benzinaio, prende in ostaggio una donna, violenta due ragazze. Il 28 febbraio viene arrestato dagli agenti della squadra mobile di Treviso a Santa Lucia di Piave. Chiuso nel carcere di Treviso, prova di nuovo a fuggire: sale sul tetto della struttura, si spoglia, e parla agli agenti e ai giornalisti farneticando in italiano misto a francese. Viene prima trasferito al carcere di Livorno, dove confessa i suoi delitti, e poi a Vicenza, dove muore.

Le sue vicende hanno ispirato libri, testi teatrali e film, che provano a capire una mente malata e schizofrenica. L’ultimo tentativo è “Buio 1981 - Una graphic novel raccontata nell’oscurità”, produzione Servi di Scena e Mateârium, associazioni culturali di San Daniele del Friuli che assieme alla storia di Succo ripercorre le atmosfere di quarant’anni fa (informazioni sul sito www.matearium.it), disegnata da Chiara Signorini Gremigni (che frequenta la Scuola Internazionale di Comics a Padova) su sceneggiatura di Alessandro Di Pauli. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino