David Torresani, il play di riserva Tvb partito alla grande: «Bryant, Durant e Irving le mie ispirazioni»

Cinque punti in altrettanti minuti sabato scorso al Palaverde contro Trapani, con un impatto impressionante sulla gara

Davi Torresani in azione (foto Gregolin)
TREVISO Dieci minuti in campo nell’esordio al Taliercio nel derby vinto dalla Nutribullet sulla Reyer. La storica “prima volta” in trasferta. Cinque punti in altrettanti minuti...

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TREVISO Dieci minuti in campo nell’esordio al Taliercio nel derby vinto dalla Nutribullet sulla Reyer. La storica “prima volta” in trasferta. Cinque punti in altrettanti minuti sabato scorso al Palaverde contro Trapani, con un impatto impressionante sulla gara: prima un canestro da sotto, servito ottimamente dai compagni, quindi una tripla in sospensione su ribaltamento di lato. Per David Torresani, playmaker classe 2005, la regular season è iniziata nel migliore dei modi: «Al di là del risultato dell’ultima partita, per il quale sono ovviamente dispiaciuto, sono molto contento del mio rendimento. Il coach mi sta dando sempre più fiducia e spero, di allenamento in allenamento, di poter aumentare il minutaggio e il mio contributo a favore della squadra».

 

 

DEBUTTO NEL 2022

Nonostante la giovane età, per Torresani è già la terza stagione in serie A: l’esordio avvenne esattamente due anni fa, il 16 ottobre 2022, in casa contro Sassari. Ma quell’anno andò in panchina solo tre volte; la scorsa stagione entrò fisso nei dodici del roster, ma collezionò appena 36’ in totale sul parquet (di cui ben 12' a Reggio Emilia). Ora, da decimo delle rotazioni di coach Frank Vitucci, può ambire a trovare il proprio spazio: «Il mio primo obiettivo personale - lo è da sempre, e penso lo sarà anche in futuro - è quello di migliorare ogni giorno, sia tecnicamente che a livello di gioco. Cerco sempre di rubare qualcosa dai giocatori più esperti con cui ho a che fare. E poi spero di riuscire a ritagliarmi un ruolo sempre più importante all’interno della squadra».

Come va nello spogliatoio?

«Molto bene, anche perché ci sono compagni che già conoscevo e con cui avevo legato dall’anno scorso. Ma anche con i ragazzi nuovi ho un rapporto super, così come con lo staff: quelli con cui ho legato di più sono D’Angelo Harrison e Ky Bowman, ma mi trovo davvero benissimo con tutti. A volte mi considerano ancora come il ragazzino del gruppo e mi chiedono di fare cose da “rookie”, ma in campo e durante le partite sono uno di loro e mi sostengono, dandomi consigli per migliorare».

Quali sono le prime impressioni, dopo i primi due match ufficiali?

«È un campionato tosto, come lo era stato l’anno scorso. In Serie A stanno arrivando sempre più giocatori talentuosi e il livello è davvero molto alto. Tornare al Palaverde dopo così tanto tempo è stato bellissimo: il pubblico si è fatto sentire fin dal riscaldamento, è stata una grande emozione. L’augurio è che vengano così numerosi e carichi anche per le prossime partite: noi li aspettiamo».

Com’è nato l’amore tra David e la pallacanestro?

«Ho cominciato a giocare a basket a quattro anni e mezzo, semplicemente perché era lo sport di famiglia: mio padre è stato sia giocatore, sia arbitro ad alto livello, e mi ha trasmesso la passione per la palla a spicchi. Giocavo nelle giovanili dell’Olimpia Milano, poi mi sono trasferito con la famiglia in Lussemburgo».

Quindi è arrivata la chiamata di Treviso Basket, nel 2018.

«Esatto, è stato uno dei momenti più significativi della mia giovane carriera: quando mi sono trasferito di nuovo in Italia, avevo appena 14 anni. E poi è stata una collezione di bellissimi ricordi: partendo dalla prima esperienza con la Nazionale Under 14, passando per la partecipazione al Trofeo delle Regioni, fino alle avventure di quest’estate con la Nazionale Under 20 e all’Adidas Eurocamp».

Qualche giocatore da cui prendere ispirazione?

«Non ho un vero e proprio idolo: seguo molti giocatori e cerco di prendere qualcosa da ognuno di loro. Ad esempio la mentalità di Kobe Bryant o lo stile di gioco di Kevin Durant o Kyrie Irving».

Com’è David Torresani fuori dal campo?

«Non ho molto tempo libero, e quando posso cerco di riposare. Ho un fratello e una sorella, entrambi più giovani di me. Tra l’altro lei ha partecipato ai Mondiali U17 quest’estate: come ho già detto, il basket è proprio lo sport di famiglia. Loro vivono in Lussemburgo con mia mamma, mentre mio papà lavora a Milano e per fortuna riesco a vederlo più spesso». 

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Il Gazzettino