Danieli, accordo con i cinesi di Hbis, quarto produttore mondiale di acciaio

Gianpietro Benedetti, presidente della multinazionale Danieli di Buttrio
BUTTRIO - «In Cina abbiamo 1.500 colleghi tra la nostra fabbrica e uffici tecnici e stiamo facendo ancora troppo poco in relazione alla vastità di questo mercato,...

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BUTTRIO - «In Cina abbiamo 1.500 colleghi tra la nostra fabbrica e uffici tecnici e stiamo facendo ancora troppo poco in relazione alla vastità di questo mercato, quindi dobbiamo accelerare anche nella prospettiva che in Paesi sviluppati come gli Usa e l'Europa, non credo che nei prossimi anni ci saranno molti investimenti in impianti».


Lo ha detto oggi Gianpietro Benedetti, presidente e amministratore delegato della multinazionale Danieli, commentando a margine della cerimonia di consegna delle borse di studio per 5 studenti del Mits, l'accordo firmato ieri dal gruppo con sede a Buttrio con il colosso cinese Hbis, quarto produttore di acciaio al mondo con 45 milioni di tonnellate l'anno.

Una collaborazione anche tecnologica, che si tradurrà nella fornitura in Cina di moderni impianti per la produzione di acciaio di qualità e a minor impatto ambientale. «Certo c'è sempre timore a fare questi accordi, perché si pensa a possibili furti di idee e di know-how - ha commentato Benedetti -, ma comunque questo fa parte del rischio di impresa e abbiamo deciso di correrlo, diventando soci di questa grande acciaieria che produce oltre 40 milioni di tonnellate, il doppio dell'Italia. Può essere una buona prospettiva per noi - ha continuato - dipenderà dall'arguzia con cui viene gestito questo rapporto perché sia equilibrato».


Il presidente ha poi precisato che Danieli «ha l'1,5% dell'acciaieria, che però sarà quotata in Borsa quindi speriamo che rendano, mentre la joint venture per la società di ingegneria è al 50% e sarà gestita in coppia». Ancora commentando il mercato dell'Estremo Oriente, Benedetti ha evidenziato che «produce più del 50% dell'acciaio consumato nel mondo, 850 milioni di tonnellate, quindi è un mercato enorme circa 30 volte quello italiano». Quanto alla Cina, Benedetti ha detto che «questo Paese ha una strategia ben ragionata, di influenza commerciale, vendita dei prodotti, e alla lunga anche politica, alla lunga. Stanno acquistando aziende ovunque - ha concluso - che sono ponte di know how o per entrare nei mercati internazionali». 
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Il Gazzettino