In 1500 in piazza per dare l'ultimo saluto al maestro delle elementari

In 1500 in piazza per dare l'ultimo saluto al maestro delle elementari
SALZANO - Si ferma un paese per l'ultimo saluto a Daniele Masiero, maestro di scuola e di vita. Oltre 1500 persone hanno affollato ieri pomeriggio la piazza di Salzano per...

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SALZANO - Si ferma un paese per l'ultimo saluto a Daniele Masiero, maestro di scuola e di vita. Oltre 1500 persone hanno affollato ieri pomeriggio la piazza di Salzano per rendere omaggio all'insegnante elementare, consigliere comunale e volontario di tante associazioni. Non è ovviamente bastata la chiesa per contenere i tanti amici, colleghi, alunni e le loro famiglie, amministratori e volontari del territorio e ci sono voluti gli altoparlanti per diffondere per tutta Salzano i ricordi commossi dei tanti amici, della scuola, delle istituzioni, delle associazioni, schierati con le divise o i labari: l'Avis, le protezioni civili del Miranese, il gruppo sussidiarietà, il comitato gemellaggio, Gruppo X e punto giovani, Asd Fly e Airett, Gruppo amici, comitato genitori, Caritas, i volontari della Filanda, Centro Anziani e Archimede. Presenti anche tanti amministratori di ieri e di oggi, sindaci, assessori e consiglieri del territorio e la polizia locale del Miranese. Poi naturalmente il suo mondo, quello della scuola: alunni, genitori, insegnanti.

 

LE PAROLE«Avevi carisma, empatia e voglia di fare - è stato il ricordo del mondo del volontariato - da bravo maestro non potevi che lasciarci un insegnamento: quello di non vivere mai una vita in superficie». «Era il maestro del nostro paese - ha ricordato il vicesindaco Gianni Bolgan - ha trasmesso le basi, sporcandosi le mani, impartendo preziose lezioni di vita quotidiana. Ci siamo scontrati molte volte, ma ha sempre affermato le sue idee rispettoso delle opinioni altrui». Toccante il ricordo dell'ex sindaco e amico Bruno Pigozzo: «Per lui - ha detto il consigliere regionale - le bandiere della pace e dell'Europa erano più di un simbolo: erano uno stile, un modo di fare politica e servire il paese. A volte in modo irruento, perchè lui le cose le diceva in faccia. Non sopportava i doppi giochi, l'ipocrisia, l'incoerenza e ha promosso la partecipazione, il protagonismo e la cittadinanza, costruendo ponti tra persone, comunità e istituzioni, mettendo sempre dietro i suoi interessi e bisogni». Nell'omelia, il parroco don Giulio Zanotto ha ricordato il suo rapporto con Dio: «Daniele assomigliava ai giusti di cui parla il Vangelo e da non credente non lo faceva nè per Dio nè per un ideale, ma per le persone. Sognava un mondo dove gli ultimi dovevano avere il primo posto. Sapeva conoscerli come persone umane, anche se non vedeva Dio in loro. Anzi era in lotta con Dio, a causa delle sofferenze del mondo e della morte prematura del fratello e dei genitori. Se esiste - diceva - dovrebbe giustificarsi. Dio non gli ha mai risposto, ha lasciato che lottasse con le sue energie fino alla fine. Mi ricorda una frase di un uomo di chiesa come don Milani, quando disse: Ho voluto più bene a voi ragazzi che a Dio». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino