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È passato quasi in sordina, visto il clima di progressiva normalizzazione della vita anche tra i banchi di scuola. Ma in realtà è uno dei “pasticci” più fragorosi dell’intera gestione del rientro a scuola in presenza degli alunni dopo le bufere della pandemia. Riguarda la didattica a distanza integrata, cioè il sistema misto tra presenza e lezioni online che si attiva nelle classi (in tutte, dalle elementari alle superiori) quando uno o più studenti risultano positivi al Covid. Ebbene, dove sta il nodo? È contenuto in una circolare ufficiale che è arrivata dal ministero. Ogni alunno positivo, per partecipare alle lezioni online da casa, deve dimostrare tramite un certificato medico di essere nelle condizioni fisiche per poterlo fare. Insomma, niente febbre o altri sintomi. Altrimenti è malattia. E sono medici e pediatri a dover firmare questo documento. La protesta dei dottori è stata immediata e nelle scuole - di fatto - la norma risulta in larga parte disapplicata.
LA CONTRARIETÀ
Un medico o un pediatra, quindi, dovrebbe fisicamente andare da uno studente contagiato (con tutti i rischi del caso) per assicurarsi che lo stesso sia in grado di seguire le lezioni online.
TRA I BANCHI
Ma come funziona, concretamente, il meccanismo nelle scuole del Friuli Venezia Giulia? Basta un rapido giro degli istituti per accorgersi che di fatto la norma è largamente disapplicata, proprio perla difficoltà di seguirne tutti i dettami. «Ci basiamo su una autodichiarazione della famiglia o dello studente maggiorenne - spiega il dirigente pordenonese Piervincenzo Di Terlizzi -. Cerchiamo sempre di offrire le migliori possibilità alle famiglie che hanno un bambino o un ragazzo positivo al Covid». «Quando abbiamo letto la norma - taglia corto invece la dirigente dei Comprensivi uno e due di Udine, Maria Elisabetta Giannuzzi - ci siamo messi a ridere. Per legge dobbiamo chiedere che il medico o il pediatra ci aggiorni sulla situazione sanitaria dell’alunno ma di fatto è impossibile che accada. I sintomi possono cambiare da un momento all’altro». Senza calcolare il tema dei costi, perché come ha spiegato la Fimmg i certificati richiesti non rientrano nel novero di quelli convenzionati, quindi gratuiti. Una famiglia, di fatto, dovrebbe spendere quasi ogni giorno fino al tampone negativo d’uscita per assicurare la dad integrata.
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Il Gazzettino