Covid, ennesimo pasticcio sulla Dad: «Chi è positivo e vuole studiare deve avere un certificato e pagarselo»

Didattica a distanza
È passato quasi in sordina, visto il clima di progressiva normalizzazione della vita anche tra i banchi di scuola. Ma in realtà è uno dei...

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È passato quasi in sordina, visto il clima di progressiva normalizzazione della vita anche tra i banchi di scuola. Ma in realtà è uno dei “pasticci” più fragorosi dell’intera gestione del rientro a scuola in presenza degli alunni dopo le bufere della pandemia. Riguarda la didattica a distanza integrata, cioè il sistema misto tra presenza e lezioni online che si attiva nelle classi (in tutte, dalle elementari alle superiori) quando uno o più studenti risultano positivi al Covid. Ebbene, dove sta il nodo? È contenuto in una circolare ufficiale che è arrivata dal ministero. Ogni alunno positivo, per partecipare alle lezioni online da casa, deve dimostrare tramite un certificato medico di essere nelle condizioni fisiche per poterlo fare. Insomma, niente febbre o altri sintomi. Altrimenti è malattia. E sono medici e pediatri a dover firmare questo documento. La protesta dei dottori è stata immediata e nelle scuole - di fatto - la norma risulta in larga parte disapplicata. 


LA CONTRARIETÀ


Un medico o un pediatra, quindi, dovrebbe fisicamente andare da uno studente contagiato (con tutti i rischi del caso) per assicurarsi che lo stesso sia in grado di seguire le lezioni online. E dovrebbe ripetere questa operazione verosimilmente ogni giorno, perché la malattia evolve e i sintomi possono cambiare. Sul punto è intervenuta la Fimmg (il sindacato dei medici di base) prendendo posizione contro la decisione ministeriale. «Posta in questo modo - spiegano i medici - la circolare dispone che gli alunni delle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado e del sistema di istruzione e formazione professionale che sono in isolamento in seguito alla positività al Covid, possono seguire l’attività scolastica nella modalità della didattica digitale integrata. La cosa incomprensibile è che lo stesso comma stabilisce che questo può avvenire “su richiesta della famiglia o dello studente, se maggiorenne, accompagnata da specifica certificazione medica attestante le condizioni di salute dell’alunno medesimo e la piena compatibilità delle stesse con la partecipazione alla didattica digitale integrata. I medici, non si capisce su che base, dovrebbero certificare questa piena compatibilità. Peraltro, o esponendosi essi stessi al rischio di un contagio, trattandosi di pazienti positivi al Covid; o certificando senza visitare il paziente, il che è impossibile perché si commetterebbe un falso ideologico. Critico anche il profilo economico per le famiglie, che sarebbero esposte ad una spesa ingente per ottenere una certificazione medica che appare francamente inutile, e che avrebbe come unico effetto quello di sovraccaricare con carte e ulteriore burocrazia i medici chiamati a certificare». 


TRA I BANCHI


Ma come funziona, concretamente, il meccanismo nelle scuole del Friuli Venezia Giulia? Basta un rapido giro degli istituti per accorgersi che di fatto la norma è largamente disapplicata, proprio perla difficoltà di seguirne tutti i dettami. «Ci basiamo su una autodichiarazione della famiglia o dello studente maggiorenne - spiega il dirigente pordenonese Piervincenzo Di Terlizzi -. Cerchiamo sempre di offrire le migliori possibilità alle famiglie che hanno un bambino o un ragazzo positivo al Covid». «Quando abbiamo letto la norma - taglia corto invece la dirigente dei Comprensivi uno e due di Udine, Maria Elisabetta Giannuzzi - ci siamo messi a ridere. Per legge dobbiamo chiedere che il medico o il pediatra ci aggiorni sulla situazione sanitaria dell’alunno ma di fatto è impossibile che accada. I sintomi possono cambiare da un momento all’altro». Senza calcolare il tema dei costi, perché come ha spiegato la Fimmg i certificati richiesti non rientrano nel novero di quelli convenzionati, quindi gratuiti. Una famiglia, di fatto, dovrebbe spendere quasi ogni giorno fino al tampone negativo d’uscita per assicurare la dad integrata. 

 

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Il Gazzettino