TRASAGHIS (Udine) - Si chiama Giorgio Pitteri, ha 60 anni, è di Bordano ed è il “custode” d’inverno del Lago dei Tre Comuni, noto anche come Lago...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il chiosco di Giorgio è l’unico che resta aperto d’inverno, per un caffè, una bibita, una brioche o una grappa con le pere. «Da un paio d’anni ho fatto questa scelta perché a casa non ci voglio rimanere e vedo che tanti passano a trovarmi, perché sanno che sono sempre qui; chi fa la camminata a piedi attorno al lago, un anello di 10 chilometri, chi viene a passeggiare con il cane, chi fa una gita in bici e chi viene a fare fotografie. Il lago è vivo e lo abitano tanti animali: mi fanno compagnia le folaghe, i germani reali, i tuffetti che sono un po’ più rari, gli svassi reali, le morette, pure la volpe; adesso c’è il passaggio degli uccelli migratori». Il chiosco di Giorgio, “Al nolo”, è il più vecchio aperto sul lago di Cavazzo. È degli anni Venti quando le barche erano tutte in legno e l’acqua era più alta e arrivava fino ai gradini dove adesso c’è il dondolo e il muretto con i cuscini, per bere il caffè guardando le montagna e godendosi il panorama silenzioso e maestoso di questo angolo di paradiso.
«Prima di gestire il nolo, che seguo dal 1978, portando avanti l’attività avviata da mio padre Antonio, facevo il dj. Lo aveva deciso sempre mio padre, che aveva aperto la discoteca “Alle Sorgenti”, a Bordano. Erano tempi in cui si pagava ancora la tassa sul frigorifero e in cui era difficile trovare una lampadina colorata per allestire le sale da ballo. Si ballava praticamente tutti i giorni, a parte quello di riposo. C’era la fila. Si apriva alle 9 di sera e si chiudeva all’una di notte; mica come adesso. A fine turno andavamo a mangiare a Tricesimo, in pizzeria, l’unico locale che teneva aperto, fino alle 2; poi a dormire. Ho fatto tanti anni il dj e poi ho cambiato lavoro, anche perché sono cambiati i tempi».
Le memorie del lago
Giorgio sa tutto del “suo” lago: quando, dopo la guerra, fu usato, nei punti più profondi, per il getto di tutte le armi e le bombe, perché era l’unico posto sicuro per una “bonifica” urgente: «In alcuni punti si arriva fino a 60 metri, anche di più. Lì, di bombe, ce n’è ancora, ricoperte da un metro di sedimento. Chissà se qualcuno le tirerà mai fuori. Ma sono al sicuro, e in profondità. Alcuni residuati che, lo scorso secolo, erano più vicini alla superficie, sono stati recuperati dalla gente di qui: vuotavano la polvere da sparo, che magari usavano per i lavori nei campi, e rivendevano il metallo, quando non c’eran soldi. Più di qualcuno ci ha lasciato le dita della mano, in quelle operazioni così pericolose. Ma era abbastanza normale. A volte qualcuno tornava a riva con un fucile "pescato" in acqua. Oggi è cambiato tutto ma sul lago, dove d’estate funzionano due campeggi, manca un hotel. In realtà ce n’è uno, sull’altra sponda, adesso lo hanno comprato, speriamo riapra presto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino