Harrison, il nuovo leader Tvb: «La mia vita in 313 tatuaggi, altri due e poi basta per sempre»

TREVISO - Chissà se uno degli ultimi brandelli di pelle ancora vergine sarà dedicato pure a Treviso. D'Angelo Harrison, una delle punte della nuova Nutribullet,...

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TREVISO - Chissà se uno degli ultimi brandelli di pelle ancora vergine sarà dedicato pure a Treviso. D'Angelo Harrison, una delle punte della nuova Nutribullet, racconta di avere ben 313 tatuaggi. «Rappresentano i momenti della mia vita - spiega - e il giro del mondo che ho compiuto nella mia carriera: una palla da basket con le ali simboleggia tutti i paesi in cui ho giocato. Ne farò altri due e poi ho finito per sempre».

Espansivo e sorridente, nato ad Anchorage nell'Alaska, ma cresciuto e domiciliato in Texas, la 30enne guardia è stato l'ultimo colpo del mercato condotto dal ds Giofré. L'impressione è che sia già il leader della nuova Nutribullet: anche nell'ultima amichevole di Istrana, è stato lui a gestire i palloni nel finale, arginando l'estremo tentativo di rimonta di Cremona e piazzando la tripla del definitivo successo. «Io cerco semplicemente di essere me stesso e di fare del mio meglio - afferma -. Questo può voler dire anche parlare ai compagni. Mi fa molto piacere condividere il ruolo di capitano con Alessandro Zanelli, con cui ho già giocato a Brindisi e ho ritrovato qui a Treviso».

Dopo questo primo periodo di preparazione, quali sono le indicazioni?
«Si sta creando una buona intesa, ma senza dubbio possiamo crescere ancora. Il coach, giustamente, sta mettendo in campo i giocatori perché trovino da soli il proprio assetto. Nel ritiro in montagna siamo stati anche 16 ore al giorno insieme e questo naturalmente favorisce la conoscenza reciproca. Più saremo coesi più potremo arrivare a risultati importanti».

Ci sono parecchi ragazzi giovani in squadra: potrà essere un mentore per loro?
«E' stato creato appositamente un mix tra giocatori più esperti e altri più giovani: chi ha più esperienza deve tramandare le buone pratiche ai giovani, questi ultimi con la loro energia e il loro entusiasmo trascinano anche noi, che siamo un po' più in là nell'esperienza. A Domegge abbiamo vissuto insieme tutto il giorno: immagino non sia stato facile stare con me così tanto tempo per qualcuno di questi ragazzi (ride, ndr) ma questo è servito a familiarizzare».

Nelle ultime tre stagioni (con intermezzi al Prometey e lo stop per la rottura del tendine d'Achille) ha lavorato a Brindisi con coach Frank Vitucci.
«Conoscevo già il coach, come alcuni compagni. E' una persona onesta e trasparente, fa lavorare duro, mi piace molto il suo sistema. Per questo sono stato contento di ritrovare persone conosciute, con cui so di poter lavorare molto bene».

In queste partite ha potuto affrontare alcune delle avversarie del prossimo campionato. Che livello può intuire finora?
«Un livello molto alto. Anche Cremona, nella partita dell'altra sera, pur mancando di un giocatore importante, ha giocato una gara incredibile. Mi aspetto dunque una stagione con avversari molto tosti, ma questo per me rappresenta uno stimolo in più: certo, ci saranno anche momenti difficili, ma sarà molto interessante. Nella mia opinione, non c'è problema ad essere pronti per affrontare le big del campionato. Le vere sfide a cui fare attenzione saranno quelle con le squadre considerate "minori": non bisogna cadere nel rischio di sottovalutare l'avversario».

Il suo campione preferito?
«Ogni epoca, Kobe Bryant. Tra quelli in attività, Lebron James. Degli italiani? Quelli che ho affrontato sono tutti forti».

Dopo alcune settimane, come le sembra Treviso?


«Mi sto integrando bene e sto cercando di trovare la mia routine quotidiana. Mi sto abituando anche alla differenza di parlato con quella di Brindisi (altra risata, ndr). La città mi piace molto, abito in centro, c'è tutto quello che mi serve. Sono davvero contento ed emozionato per questa nuova esperienza».
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Il Gazzettino