Cugine uccise in A28, il presidente Mattarella telefona al papà di Jessica: «Avrete giustizia per le due ragazze»

Il genitore aveva scritto per due volte al Capo dello Stato

Sara Rizzotto e Jessica Fragasso
CONEGLIANO – Il presidente Mattarella ha telefonato ad Alain Fragasso, padre di Jessica e zio di Sara Rizzotto, le due cugine morte il 30 gennaio nel tragico incidente in...

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CONEGLIANO – Il presidente Mattarella ha telefonato ad Alain Fragasso, padre di Jessica e zio di Sara Rizzotto, le due cugine morte il 30 gennaio nel tragico incidente in A28: «Vi sono vicino, fatevi forza. Seguirò la vostra storia. Farò il possibile per queste due ragazze e per tutte le vittime della strada». Un’iniezione di speranza per Fragasso, che da oltre un mese continua a battersi chiedendo giustizia, indignato per la scarcerazione del pirata che aveva provocato l’incidente ed era fuggito a piedi senza prestare soccorso alle vittime. Nello schianto Jessica, 20 anni di Mareno di Piave, e Sara, 26 di Conegliano, erano morte sul colpo. Ferite invece le due bimbe di Sara, di 2 anni e mezzo e 5 mesi.

Il pirata, un imprenditore bulgaro, si trova ora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico: un provvedimento che le famiglie delle due ragazze, così come le loro comunità, avevano bollato come ingiusto. Da qui l’appello lanciato da Fragasso a Mattarella, con l’obiettivo di chiedere giustizia per le due ragazze trevigiane e per tutte le altre vittime della strada. Il genitore aveva scritto per ben due volte al capo dello Stato. La risposta è arrivata oggi, 2 marzo, alle 13.30. Una telefonata inaspettata, da un numero privato. «Buongiorno, sono il presidente Mattarella, come sta?»: parole semplici ma inequivocabili. E che lasciano trasparire l’accorata umanità del presidente. «Mi ha detto che è vicino al nostro dolore, di non mollare, di avere fiducia e di continuare a combattere. Lui si prodigherà in tutti i modi perché le vittime della strada abbiano giustizia – racconta il papà -. L’ho ringraziato di cuore: mi aspettavo una risposta prima o poi, ma pensavo sarebbe arrivata sotto forma di lettera. La sua telefonata mi ha rinfrancato e sorpreso, soprattutto in un momento delicato come questo, con la guerra in atto in Ucraina. L’aver trovato, tra i suoi mille impegni, qualche minuto per rispondermi gli fa onore. Ha dimostrato grande umanità e ha rinvigorito le nostre speranze di ottenere giustizia».

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Il Gazzettino