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SELVA DI CADORE - La frana di ieri, 9 agosto, sulla parete nord del monte Pelmo è partita dallo stesso punto in cui si staccò quella, molto più consistente, del 2011. Un episodio drammatico, quest'ultimo, che registrò la morte di due volontari del Soccorso alpino di San Vito - Alberto Bonafede e Aldo Giustina - partiti per andare a recuperare due alpinisti tedeschi, in ascesa sulla via Simon Rossi, bloccati proprio dalla scarica di sassi. Ma in questo caso, come spiegano gli addetti ai lavori, siamo di fronte a quantità inferiori e meno pericolose che non hanno coinvolto in alcuna maniera il sentiero Cai numero 480 che passa molto più sotto e che non è stato nemmeno sfiorato. Se anche ci fossero state delle persone in escursione, spiegano gli esperti, avrebbero avuto a che fare solo con un forte rumore e tanta polvere.
UNO DEI PRIMI AD ARRIVARE
«Ero a casa mia a Selva di Cadore - racconta Romolo Del Zenero, operatore commerciale ed ex membro del Soccorso alpino - e stavo guardando i boschi proprio in direzione del Pelmo quando all'improvviso la mia attenzione è stata attirata da una massa che si stava staccando dal Pelmo.
POMPIERI VOLONTARI
Tra i primi ad arrivare ci sono stati i Pompieri Volontari di Selva di Cadore guidati da Igor Callegari. «Attorno alle 7.45 - ripercorre i fatti Callegari - abbiamo ricevuto la richiesta di intervento da parte della sala operativa di Belluno. E così siamo partiti: sette persone e tre mezzi. Successivamente è giunto ulteriore personale dalla centrale di Belluno». Immediato il blocco dell'accesso alla zona e il conseguente coordinamento della viabilità. In contemporanea, alcuni dei volontari, assieme ad altri del Soccorso alpino, hanno iniziato a raggiungere l'area interessata dal distacco. «Anche se il sentiero è distante sia dalla zona dove è caduto il materiale, che è una sorta di grande conca naturale, e tanto più dal punto di partenza della frana - spiega - per scrupolo esso è stato controllato e così il ghiaione limitrofo. Dal reparto volo di Venezia è giunto poi anche l'elicottero Drago per un'ulteriore perlustrazione dall'alto. Fortunatamente non è stato registrato il coinvolgimento di alcuno. E nemmeno il sentiero risulta danneggiato».
ALTRO PRECEDENTE
Era settembre 1994 quando dopo una pioggia forte e ininterrotta durata quasi una settimana avvenne una grossa frana che scaricò detriti e blocchi di ghiaccio fino alla sottostante strada statale 251 e che creò disagi anche all'acquedotto a valle. L'attuale parcheggio da dove parte il sentiero per il rifugio Città di Fiume, ad esempio, è sorto proprio sui vari materiali caduti a valle. Del resto piccoli e grandi crolli di roccia dalle Dolomiti sono la norma. Il Pelmo non ne è escluso: sul lato nord in particolare si notano diverse colate detritiche che negli ultimi decenni, ad esempio, hanno modificato il sentiero verso il rifugio Venezia. E quella di ieri dalla forcella di Val d'Arcia non sarà l'ultima.
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Il Gazzettino