Un nuovo anno di crociere, ma senza gli americani: Norwegian dirotta le navi a Ravenna e in Croazia

Norwegian, la nave da crociera americana
MESTRE - La nuova stagione crocieristica veneziana si prevede in linea, come toccate e numero di passeggeri, a quella del 2023, anche se la compagnia americana Norwegian Cruise...

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MESTRE - La nuova stagione crocieristica veneziana si prevede in linea, come toccate e numero di passeggeri, a quella del 2023, anche se la compagnia americana Norwegian Cruise Line (Ncl) trasferirà le sue navi a Ravenna e in Croazia a Fiume. Per il Porto le cose non cambieranno perché non gestiva i 15 scali della Norwegian nei sei mesi di stagione, era un affare del Comune e della Capitaneria di porto e le navi si fermavano fuori in rada a tre miglia da Malamocco. Per il Comune non è un male se gli americani vanno altrove perché non ha mai amato la soluzione "mordi e fuggi" della rada ma, in ogni caso, bisogna dare più certezze agli armatori. E per gli operatori portuali, infine, è un gran brutto segnale che si unisce ad altri nella gestione del turismo in città.

Le navi della Norwegian avevano cominciato dal 2022 ad ormeggiare in rada perché la compagnia non ritiene sicuro il passaggio per il canale dei Petroli per arrivare a Marghera: il primo anno una sola nave si fermò davanti a Venezia, nel 2023 furono due sulle 15 previste a causa delle condizioni meteo proibitive, quindi già l'anno scorso la maggior parte dei convogli destinati a Venezia finirono a Trieste e Monfalcone. Per il 2024 la compagnia ha giocato d'anticipo annullando le toccate previste e spostandole, appunto, a Ravenna e a Fiume.

I TIMORI
Perché? Timore che anche nella prossima stagione ci sia troppo vento per poter stare in mare aperto, con i conseguenti disagi per i passeggeri che si aggiungerebbero a quelli di dover trasbordare su lancioni granturismo per arrivare a Venezia e restarci poco più di un paio d'ore; inoltre l'accordo siglato un anno fa col Comune aumenta le difficoltà: oltre a dover versare 600 mila euro a Ca' Farsetti, i lancioni non potevano più ormeggiare a Riva Sette Martiri ma dovevano proseguire fino alla Marittima e da lì i turisti avrebbero dovuto sorbirsi un altro viaggio in taxi o a piedi per arrivare in piazza San Marco. «Un gran brutto segnale. - commenta Michele Gallo, presidente della Venezia Port Community che riunisce gli operatori portuali della laguna - Non è tanto per il fatto in sè, ma perché una compagnia decide che si può anche fare a meno di Venezia. Lo stesso vale per Ryanair che ha abbandonato l'aeroporto Marco Polo per portare i passeggeri a Trieste per colpa della tassa d'imbarco imposta dal Comune. E, se vogliamo, è sbagliato anche mettere un tetto di sole 25 persone ai gruppi in visita al centro storico. In questo modo si continua a colpire chi porta ricchezza alla città ma non si fermano, neanche col contributo d'accesso, i flussi dei milioni di pendolari che non comprano nulla e portano disagi alla popolazione». Il presidente dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale (Adspmas) e commissario straordinario alle crociere, è più ottimista: «Per noi il destino di Venezia è di essere homeport, con navi che partono da Venezia e vi tornano, non insomma solo in transito com'era per la Norwegian. - afferma Fulvio Lino Di Blasio - Non a caso la programmazione delle navi bianche americane era in rada e quindi non dipendeva dal Porto ma dalla Capitaneria e dal Comune. Stiamo lavorando per una crescita sostenibile: la stagione 2023 è andata bene, e le previsioni per quella del 2024 sono per altri sei mesi simili, abbiamo moltissime richieste da parte di varie compagnie».

L'INCERTEZZA


Anche il Comune punta tutto sull'homeport perché, così, i passeggeri si fermano più giorni, vanno al ristorante, fanno acquisti, ma allo stesso tempo chiede al Porto e all'Autorità per la laguna «un piano valido da qui a 50 anni e non solo per i prossimi due o tre anni. - dice Andrea Tomaello, vicesindaco e assessore al Porto - La Norwegian ha preso questa decisione, pazienza, è il mercato. Ma questa scelta probabilmente è anche dovuta all'incertezza che c'è sullo scalo veneziano, nonostante si confermi tra i primi in Italia come accoglienza turistica: i lavori sul terminal traghetti di Fusina che doveva essere già pronto e invece forse lo sarà ad agosto ormai a stagione quasi finita, le limitazioni provocate dal MoSe, i ritardi sulla realizzazione del nuovo terminal nel canale industriale Nord. Tutte queste criticità non aiutano».
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Il Gazzettino