Guerra di frequenze tv per Slovenia e Croazia: a rischio 7 emittenti venete

Guerra di frequenze tv per Slovenia e Croazia: a rischio 7 emittenti venete
VENEZIA - Croazia e Slovenia rivogliono indietro le frequenze. E sei televisioni venete rischiano di dover spegnere le trasmissioni in brevissimo tempo. Una "bomba" quella che...

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VENEZIA - Croazia e Slovenia rivogliono indietro le frequenze. E sei televisioni venete rischiano di dover spegnere le trasmissioni in brevissimo tempo. Una "bomba" quella che sta per esplodere sulle teste dell’emittenza locale, visto che il termine ultimo per sanare la questione scade a dicembre.




La spada di Damocle pende su TeleChiara, Tva Vicenza, Antenna 3, Telenuovo, TeleArena, TeleFriuli e Canale Italia. Sono tutte nelle stesse condizioni di un inquilino che ha ricevuto l’avviso di sfratto: entro 2 mesi e mezzo dovranno liberare le frequenze che stanno occupando e che permettono la messa in onda dei loro palinsesti. «Il solito pasticcio all’italiana - commenta Thomas Panto, editore di Antenna 3 - Il guaio è stato combinato a livello ministeriale dal dipartimento delle Comunicazioni, che ha assegnato in concessione frequenze già attribuite alla Croazia e alla Slovenia nel 2006 dall’accordo intergovernativo di ripartizione delle frequenze. Così, diverse emittenti locali hanno iscritto a bilancio, investendo milioni di euro, frequenze “spazzatura”, il cui valore oggi svanisce nel nulla».



Cosa significa. Che Slovenia e Croazia hanno imposto una specie di ultimatum perchè le frequenze che spettano loro vengano liberate e le tivù venete potrebbero restare col cerino in mano. «Il termine scade fra poco più di 2 mesi -continua Panto- l’Italia è sotto infrazione e non sono previste dilazioni». I governi slavi infatti non sono più disposti a tollerare le interferenze generate dal disturbo delle emittenti venete sulle 27 frequenze che stanno occupando. E la polizia postale procederà a bloccarle coattivamente se al 31 dicembre i canali non saranno stati liberati. Per rimediare all’enorme pasticcio è all’opera il dipartimento per le Comunicazioni del ministero, che ha proposto alle televisioni locali di aderire al meccanismo della "rottamazione". In pratica, in cambio della restituzione delle frequenze, gli editori riceverebbero un risarcimento che a livello nazionale ammonta a 20 milioni di euro. Ma non può certo bastare: «Sono risorse non sufficienti a coprire i danni che si creano con la perdita delle frequenze -dice Claudio Cegalin, direttore generale di Tva Vicenza e Telechiara. Il danno, conteggiato a livello nazionale dalle emittenti locali, è stimato in non meno di 700 milioni di euro. Rischia di aprirsi un pesante contenzioso».



«La speranza è che il ministero riassegni delle frequenze pulite alle televisioni più rappresentative -continua Cegalin- L’unica certezza che abbiamo è che non ce ne sono per tutti. Anzi in Veneto ce n’è soltanto una, al punto che le emittenti locali stanno ragionando sull’ipotesi di riunirsi in un Consorzio, per condividerne l’utilizzo». Ma poi quale sarà la qualità della trasmissione e della ricezione? Intanto il tempo stringe e si può benissimo parlare di corsa contro il tempo. Panto non ha dubbi: «Nel programma di riorganizzazione resteranno in vita le tv più rappresentative mentre verranno tolte dall’etere quelle che non hanno senso di esistere». Lucio Garbo, titolare di Canale Italia, preferisce non esporsi: «In questo momento c’è ancora troppo caos». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino