Gli esuli istriani: «Con l'abolizione della frontiera croata ricomposta l'italianità adriatica»

Venezia Giulia e Dalmazia, ricomposta Italianità adriatica
TRIESTE - L'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che rappresenta gli esuli dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, «non può che accogliere con...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

TRIESTE - L'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che rappresenta gli esuli dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, «non può che accogliere con favore la notizia della completa integrazione della Croazia nelle organizzazioni comunitarie e l'abolizione sostanziale del confine sloveno-croato che attraversava l'Istria ed interrompeva la continuità della presenza italiana nell'Adriatico orientale», come riporta una nota firmata dal presidente della stessa organizzazione, Renzo Codarin.

L'adozione dell'Euro e l'ingresso nell'area Schengen «restituiranno continuità territoriale a Istria, Carnaro e Dalmazia, territorio di insediamento storico di una comunità italiana per lingua, cultura e tradizioni che si è cementata all'epoca della Serenissima Repubblica di Venezia ed è sopravvissuta alle catastrofi del Novecento». Ne consegue che «gli esuli e i loro discendenti e le comunità italiane nei territori di Slovenia e Croazia potranno finalmente ritrovarsi all'interno di una struttura statuale libera, democratica e favorevole alla salvaguardia delle culture locali. Condividere l'appartenenza a pieno titolo all'Unione Europea apre prospettive affinché Italia, Slovenia e Croazia possano anche affrontare con maggiore serenità le pagine di storia condivise», tra «opposti nazionalismi e totalitarismi, a partire dalle stragi compiute nella Venezia Giulia, a Fiume e in Dalmazia dalla nascente dittatura comunista di Tito alla fine della Seconda guerra mondiale». Codarin riepiloga le tappe fondamentali che portarono alla divisione del territorio: «il confine imposto dal Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 che divideva la Venezia Giulia tra Italia e Jugoslavia e separava Gorizia dalla sua periferia orientale», il «Memorandum di Londra del 1954 che sanciva la separazione di Trieste dal suo retroterra naturale istriano» e il «trattato di Osimo che decretava il riconoscimento bilaterale del confine italo-jugoslavo ponendo fine a qualsiasi rivendicazione italiana, pur avvalorata dalle consuetudini del diritto internazionale, sulla Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste».

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino