Nuovo macchinario al Cro per la diagnosi dei tumori. La Protonterapia deve aspettare gli artificieri

Difficile trovare imprese per scandagliare 15 metri sotto terra ed escludere la presenza di ordigni bellici. Costi aumentati del 20 per cento

Nuovo macchinario al Cro per la diagnosi dei tumori. La Protonterapia deve aspettare gli artificieri
PORDENONE - Per un nuovo apparecchio diagnostico che arriva, seppur importante, con un nastro da tagliare, un altro, ancora più importante, che invece scompare dai radar...

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PORDENONE - Per un nuovo apparecchio diagnostico che arriva, seppur importante, con un nastro da tagliare, un altro, ancora più importante, che invece scompare dai radar nonostante le rassicurazioni di alcuni mesi fa. È ancora una volta la questione tocca il Cro di Aviano, il Centro oncologico dove si curano i tumori. Ma andiamo per ordine. Oggi, infatti, sarà senza dubbio un giorno positivo, visto che viene inaugurato nella sezione di Medicina nucleare dell’istituto di Aviano un tomografo di nuova generazione Ct/Pet. Si tratta di un macchinario acquisito grazie ai fondi europei del Pnrr con l’integrazione di finanziamenti regionali, che garantisce un significativo miglioramento della qualità del servizio di diagnostica per immagini. Insomma, attrezzature mediche sempre più sofisticate per individuare le cellule tumorali il prima possibile e aggredirle con il massimo delle forze colpendo solo il posto in cui c’è la patologia.

 
L’ASSESSORE
Nel primo pomeriggio di oggi, dunque, alle 14, nel servizio di Medicina nucleare si taglierà il nastro del nuovo tomografo e ha dato la sua disponibilità ad essere presente anche l’assessore regionale alla Sanità, Riccardo Riccardi, che insieme alla direttrice generale dell’Istituto, Francesca Tosolini, taglierà un pezzettino di quel nastro per poi conservarlo, come vuole la tradizione. Tutto bene, senza dubbio: una apparecchiatura del genere era necessaria per rinforzare ulteriormente il Cro. Peccato, però, per il fatto che la Protonterapia, anche quella fondamentale per curare in maniera precisissima i tumori collocati nei posti più difficili, sia uscita dai radar e i tempi si stiano ulteriormente allungando. 


BOMBE SOTTOTERRA
L’assessore Riccardi, infatti, dovrebbe sapere bene che non solo siamo ancora fermi al progetto esecutivo, ma nel frattempo sono piovuti due macigni grandi come case. Il primo ha dell’incredibile, anche per chi è abituato ai thriller della burocrazia. Ebbene, visto che il buco del bunker in cui dovrà essere sistemato il macchinario è fondo almeno una quindicina di metri, si è resa necessaria una verifica bellica (capire se sotto ci sono bombe inesplose), e nel caso serve l’eventuale bonifica. Il problema è che per verifiche belliche di quel tipo a profondità così elevate, sono poche le aziende specializzate in Italia in grado di garantirle.


CANTIERE FERMO


Morale della favola cantiere fermo e altra acqua che passa lenta sotto i ponti in attesa di questi ulteriori procedimenti. Tempi? Non indicati. E questo è il primo punto che sarebbe già sufficiente. Ma c’è pure il secondo. L’impresa che ha preso i lavori in mano ha presentato l’adeguamento dei prezzi che tra guerre, inflazione e ora pure i problemi al canale di Suez, sembrano essere saliti a dismisura, circa del 20 -25 per cento. Tra l’impresa e l’organo tecnico del Cro su quell’adeguamento non c’è sintonia. Anzi, c’è proprio un abisso. Quadro desolate, quindi, visto che lo scorso novembre, al massimo ottobre, dall’assessorato alla Sanità era stato emesso un trionfante comunicato che spiegava che la strada era stata sbloccata su tutti i fronti e la Protonterapia ad Aviano sarebbe stata accesa alla fine dell’anno. Massimo i primi mesi del 2025. In realtà con queste due botte il rischio, anzi, la certezza, è che si vada ben più lunghi e si arrivi addirittura alla fine del 2026. Forse pure il 2027. Solo per il bunker servono 16 mesi di lavori. Per la verità una data precisa non c’è neppure: magari la indicherà oggi l’assessore Riccardi al taglio del nastro. E pensare che il macchinario di Aviano era stato acquistato nel 2019 insieme a quello, gemello, dello Ieo di Milano. Da loro già lo utilizzano. Vero che è un istituto privato con passaggi semplificati, ma ritardi simili vanificano anche l’importanza dell’apparecchiatura perchè installata dopo 7 - 8 anni dall’acquisto sarà superata da una tecnologia più moderna. Ultimo dato: il Cro ci ha messo 16 milioni propri per acquistarla, la Regione una decina. Oggi i costi superano i 32 milioni e c’è da aggiungere il 20 per cento dell’adeguamento prezzi. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino