Coronavirus, stop drammatico per le palestre: «Una su tre non riaprirà più»

Tenersi in forma senza poter frequentare le palestre è difficile e molte non supereranno la crisi e non riapriranno
PADOVA - Il 30% delle palestre di Padova non riaprirà. È questo l’allarme che è stato lanciato ieri in maniera trasversale dal mondo dei centri fitness...

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PADOVA - Il 30% delle palestre di Padova non riaprirà. È questo l’allarme che è stato lanciato ieri in maniera trasversale dal mondo dei centri fitness e dello sport. Un grido che ha esaurito la voce senza trovare alcun interlocutore all’ascolto, non perché il destinatario sia sordo, bensì perché la controparte non esiste più da quando il mondo dello sport è stato privato anche del ministero di riferimento. 


Nell’incontro indetto da Ascom presso il parco della piscina ÉSwim è intervenuta in collegamento la senatrice del Pd Daniela Sbrollini a ribadire che «lavorerò sugli emendamenti in base alle proposte del settore, poiché i decreti legge ci consentono di fare piccoli interventi sul provvedimento. Qualora continuassero le chiusure, considererei uno spostamento di bilancio dai 20 ai 40 miliardi di euro. L’iter da percorrere deve avere come tappe: i vaccini, gli indennizzi sulle perdite di fatturato, le aperture in sicurezza e la programmazione».
Vede avvicinarsi l’apertura delle palestre il deputato della Lega Adolfo Zordan che si è rivolto alla commissione per lo sport: «Andrebbe dato ai sindaci il controllo del proprio territorio, per decidere quali aperture autorizzare. Se la fiducia viene dal basso, secondo linee guida coordinate, i problemi si risolvono con maggiore velocità».
Il presidente dell’Asi Veneto Andrea Albertin ritiene discriminatori i decreti applicati ad un fenomeno che vale oltre il 2% del pil: «Il 30% dei centri non riaprirà e un altro 15% circa rischia la chiusura al riavvio delle attività; il tutto mentre brulicano on-line tecnici improvvisati. Le riforme hanno scisso il mondo dello sport da quello del sociale». 
Il capogruppo regionale della Lega, Giuseppe Pan, ha spiegato che dopo un 2020 in cui tutte le risorse sono state messe sulla Sanità, ci si sta ora rivolgendo agli altri campi: «Questo settore è essenziale per la società intera: paghiamo danni psicologici e fisici a causa della mancata attività sportiva». 
Critico l’assessore allo Sport del Comune di Padova, Diego Bonavina: «L’Italia non ha acceduto a dei fondi europei perché nel Paese il nostro non è un settore riconosciuto e l’abolizione del ministero lo ha certificato. I ristori sono stati assegnati con casualità: per alcuni collaboratori anche cifre superiori ai compensi, per gli imprenditori nulla». Disorientato dai ristori anche Gabriele Pernechele di Italexit: «Sarebbe giusto ristorare totalmente per i costi fissi e poi guardare proporzionalmente al fatturato».
Pronti ad intervenire sul fronte regionale i consiglieri Enoch Soranzo (FdI) ed Elisa Venturini (Fi) che in 6. commissione hanno cercato tra le maglie del bilancio regionale i possibili aiuti da dare al mondo dello sport: «Il Veneto è la seconda regione per atleti e operatori, la terza per società sportive, parliamo di un’industria dello sport che abbisogna di un intervento, tanto più che è rimasta esclusa finora e presenta un forte legame con l’aspetto sociosanitario».
Renzo Seren, referente nazionale FitItaly, si interroga: «L’Oms ed il ministero della Salute ci dicono che un euro investito nell’attività motoria vale come cinque investiti nella sanità e che si dovrebbe incrementare la pratica sportiva per contenere i costi della spesa sanitaria. Forse non lo dicono al Comitato tecnico scientifico. Serve un piano dello sport, che rateizzi i costi fissi e crei una defiscalizzazione, un credito di imposta, consentendo all’utente della palestra di scaricare le spese». 

Presenti all’incontro la sindaca di Rovolon Maria Elena Sinigaglia ed il campione di canotaggio Rossano Galtarossa, mentre il senatore Udc Antonio De Poli si è rivolto alla sottosegretaria con delega allo Sport, Valentina Vezzali, chiedendo misure ad hoc nel Decreto sostegni e maggiori risorse rispetto a quelle previste nel Recovery Plan, prevedendo interventi strutturali e a lungo termine.

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Il Gazzettino