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Un’impresa su cinque in Friuli Venezia Giulia è definita «in forte difficoltà». E il rischio per i lavoratori «è trasversale». Non riguarda cioè solamente i contratti a termine, oppure non si limita soltanto ai settori definiti energivori, quindi alle grandi acciaierie. «In pericolo c’è anche il terziario», che ha meno armi per difendersi dall’attacco dei prezzi. È un quadro ben distante dai dati roboanti sull’export consegnati pochi giorni fa dall’Ires del Friuli Venezia Giulia, quello tracciato dal segretario regionale della Cgil, William Pezzetta. Ed è il preludio a quella che sarà la grande battaglia d’autunno: proteggere il lavoro evitando i licenziamenti. La linea è chiara: bisogna usare gli stessi strumenti d’emergenza che hanno salvato aziende e maestranze durante la pandemia. «Altrimenti il vero pericolo sarà quello di una povertà diffusa», ha tuonato sempre Pezzetta.
LA STRATEGIA
Come sempre l’allarme suona più forte per i lavoratori che non hanno le spalle coperte da contratti forti, a tempo indeterminato e carichi di clausole di salvaguardia. «I dipendenti a termine - spiega Pezzetta - saranno quelli da difendere per primi, ma la strategia dovrà essere più ampia».
CHI TREMA
«Questa volta - specifica meglio William Pezzetta - l’allarme è davvero trasversale. È vero che il pericolo al momento tocca maggiormente le cosiddette aziende energivore, ma noi siamo molto preoccupati anche per le sorti del settore terziario. Pensiamo a bar e ristoranti: gli aumenti del costo dell’energia toccano tutti». E toccano anche il potere d’acquisto di chi poi il denaro sarebbe chiamato a rimetterlo in circolo alimentando il circolo virtuoso, cioè i consumatori. Che sono anche lavoratori.
LO SCIVOLAMENTO
Per questo Pezzetta nella sua analisi parla del pericolo più estremo che questa stagione potrà portarsi dietro. «Ci riferiamo a un rischio concreto che una buona fetta della popolazione regionale si trovi faccia a faccia con la povertà. Fanno bene le aziende che possono ad elargire bonus ai propri dipendenti. Ma le misure una tanum non bastano. Non siamo contrari al salario minimo, ogni aiuto in questo momento va bene. Qui però rischiamo la vera povertà. Servono misure strutturali a sostegno dei salari. Altrimenti il circolo sarà vizioso e la povertà porterà altra povertà».
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Il Gazzettino