Padova. Industrie, nel 2023 fatturato in frenata: la produzione cala del 2 per cento

«La situazione non è rosea, ma nemmeno drammatica. Ci attende un anno di transizione» sostiene l’imprenditore Andrea Tiburli

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PADOVA - La produzione delle industrie frena per la prima volta dopo la fine della pandemia, registrando un -2% nel 2023 rispetto all’anno precedente. E di conseguenza...

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PADOVA - La produzione delle industrie frena per la prima volta dopo la fine della pandemia, registrando un -2% nel 2023 rispetto all’anno precedente. E di conseguenza cala anche il fatturato complessivo, che accusa un -3,5%. A certificarlo è Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, che ha preso in esame i dati più significativi sulla produttività messi in evidenza da Veneto Congiuntura (l’analisi congiunturale sull’industria manifatturiera realizzata da Unioncamere del Veneto). Dati che riguardano il complesso delle industrie venete, ma che sono perfettamente ricalcati anche dalla singola realtà padovana. Gli imprenditori euganei però – che hanno partecipato numerosi a Mecspe 2024, la Fiera internazionale della meccanica di Bologna – si dicono fiduciosi per il prossimo futuro e tra le principali cause di questa battuta d’arresto inseriscono le dinamiche internazionali (la frenata della Germania, la crisi del Mar Rosso e i conflitti in Ucraina e Palestina) ma anche la nostrana morsa dell’inflazione.

Cala la domanda, reggono solo due comparti

Il 2023 si è quindi chiuso, per le industrie padovane, con un calo medio annuo tendenziale della produzione del -2%, su cui incide in particolare la frenata del 3,5% registrata nell’ultima parte dell’anno, tra ottobre e dicembre. Con l’inizio del 2024 il trend sembra però migliorato, con segnali di ripresa registrati da diversi imprenditori. È di fatto il primo dato negativo dopo il periodo del Covid, che aveva invece fatto registrare percentuali positive: nel 2021 si era toccato il +16,6%, assestatosi al +4,5% nel 2022. A contribuire alla frenata della produzione industriale è la diminuzione della domanda, sia internazionale che nazionale. Nel quarto trimestre 2023 la raccolta ordini dal mercato estero è scesa del -5,6% su base tendenziale e del -3% dal mercato interno. Una flessione che ha interessato pressoché tutti i settori produttivi, anche se a macchia di leopardo e non senza qualche mosca bianca che ha avuto un andamento positivo. «Tengono solo il comparto di alimentare e bevande (-0,1%), con una buona risposta degli ordini sia dal mercato interno (+2,1%) che estero (+2,9%) – illustra Confapi – e le macchine e apparecchi meccanici (-0,3%), ma per questo settore si osserva un calo della domanda che arriva da fuori dei confini nazionali (-5,8%)». Stabile è invece il numero dei giorni di produzione assicurata dal portafoglio ordini: 58. Dati che pesano anche sul fatturato delle industrie, che nel 2023 ha segnato un -3,5%.

Un anno di transizione

Al Mecspe è stata organizzata anche una missione collettiva di Unionmeccania-Confapi, allestita grazie all’apporto del presidente, l’imprenditore Andrea Tiburli che è anche delegato nazionale della categoria sulle materie internazionalizzazione ed export. Presenti anche Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, e il direttore Davide D’Onofrio. «La situazione non è rosea, ma nemmeno drammatica. Ci attende un anno di transizione, ma permane l’ottimismo – sottolinea Tiburli –. I fattori dietro al rallentamento? Sono diversi. C’è la debolezza di un partner tradizionale come la Germania. C’è l’incertezza geopolitica legata alle guerre Russia-Ucraina e israelo-palestinese e alla crisi del Mar Rosso. Ci sono le incognite del settore automotive con tutto l’indotto a esso legato. E ci sono i tassi che rimangono alti e scoraggiano gli investimenti».


«Ritengo che un impulso importante arriverà quando avremo i decreti attuativi del Piano 5.0, attesi con interesse dagli imprenditori soprattutto per quanto riguarda il credito d’imposta che potrà stimolare gli investimenti nel settore energetico – aggiunge il presidente di Unionmeccanica Confapi Padova –. Come potrà influire molto il calo dell’inflazione, che stiamo registrando a febbraio: sappiamo bene quanto sia importante una discesa dei prezzi per rimettere in circolo risorse, che sono linfa vitale per l’economia».

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Il Gazzettino