Vittime del Covid, obitori sotto pressione e cremazioni al limite

La chiesa del cimitero di Marghera, dove si trova il forno crematorio
MESTRE - Al pari degli ospedali, i forni per le cremazioni dei defunti sono sotto stress. Gli inceneritori di Marghera e di Spinea sono sottoposti ad un lavoro eccezionale per...

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MESTRE - Al pari degli ospedali, i forni per le cremazioni dei defunti sono sotto stress. Gli inceneritori di Marghera e di Spinea sono sottoposti ad un lavoro eccezionale per accogliere le persone morte per le cause più disparate alle quali si aggiungono sempre di più quelle mancate per complicanze da Covid-19. 


Per fortuna non è il caso avvenuto nel Trevigiano dove un inceneritore è andato in tilt, ma l’impianto di Marghera, come del resto quelli di Spinea, Conegliano, Ferrara e Copparo sempre nella stessa provincia dell’Emilia Romagna, attualmente lavorano 21 o 22 ore al giorno e quindi, anche tecnicamente, sono più che sotto stress. 


PROPORZIONI INVERTITE
Se si pensa che i due inceneritori di Marghera e di Spinea durante il primo lockdown ricevevano i mesti cortei dei camion militari che trasportavano le bare con le vittime di Bergamo, primo grande focolaio di coronavirus in Italia, si comprende come oggi la situazione sia radicalmente cambiata dato che fanno fatica a ricevere anche i soli defunti della provincia di Venezia. 
Mediamente, in queste condizioni, per incenerire una salma si registra un ritardo di almeno cinque giorni, una settimana, sui tempi normali. 
L’inceneritore di San Michele in isola a Venezia l’11 dicembre aveva addirittura dichiarato il blocco delle cremazioni perché era pieno, salvo poi riaprire il 14. Meglio che a Vicenza dove l’impianto è chiuso per restauro.
A Marghera, inoltre, anche la sala per i commiati non è utilizzabile per la sua funzione originale perché, non sapendo più dove sistemare le bare in attesa della cremazione, le stanno ricoverando lì. Ma anche quello ormai è un locale saturo, per cui l’Ulss ha dato disposizione che da lunedì 21 dicembre fino al 3 gennaio non si possono più lasciare in sosta, prima della cremazione, le salme negli obitori e quindi i responsabili delle imprese di pompe funebri hanno chiesto aiuto ai sindaci affinché mettano a disposizione i propri cimiteri per sistemare temporaneamente le salme: Santa Maria di Sala ha già fatto una delibera in tal senso e lo stesso sta facendo Salzano, e presto si accoderanno anche gli altri Comuni.


L’APPELLO
Grossi problemi, dunque, anche per gli obitori: negli ospedali di Mirano e Dolo, ad esempio, sono dedicati esclusivamente ai reparti ospedalieri, mentre chi muore in casa viene portato all’ospedale di Noale.
A catena stanno insorgendo problemi con la disponibilità di bare: in alcuni territori comincia ad esserci carenza nelle forniture mentre nel Veneziano si trovato ancora ma i fornitori sono sotto forte pressione.


Al dolore per non poter assistere come vorrebbero i propri famigliari mancati per il Covid, e chiusi dentro a sacchi blu nei quali vengono disinfestati, si aggiunge dunque lo strazio per le lunghe attese dovute alla difficoltà dei crematorio di rispondere a tutte le richieste.

 

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Il Gazzettino