Covid, solo il 12 per cento dei profughi ucraini ha accettato il vaccino in Friuli

Un medico e un vaccino
La quinta (mini) ondata di contagi si sta già spegnendo? Probabilmente è ancora presto per emettere la sentenza definitiva, ma i segnali che sono arrivati in Friuli...

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La quinta (mini) ondata di contagi si sta già spegnendo? Probabilmente è ancora presto per emettere la sentenza definitiva, ma i segnali che sono arrivati in Friuli Venezia Giulia negli ultimi sette giorni sono incoraggianti. Oltre a non aver determinato un netto incremento delle ospedalizzazioni, infatti, la recrudescenza dei casi dovuta all’ingresso in regione della variante “Omicron due” si sta praticamente fermando. La curva sale ancora, ma con un ritmo decisamente inferiore rispetto a quello visto nelle due settimane precedenti. Negli ultimi sette giorni (quelli cioè che si sono conclusi domenica) in Friuli Venezia Giulia sono stati registrati 7.305 nuovi contagi, contro i 6.694 della settimana precedente. Un aumento, certo, ma molto più contenuto rispetto a quelli precedenti. Quasi una fase piatta dell’epidemia. Ed è un buon segnale. Dati, questi, confermati anche dall’epidemiologo Fabio Barbone: «Si è passati da una crescita del 47% registrata al 20 marzo a una salita ridotta solamente al 9 %». 


I RIFUGIATI


Non decollano, intanto, le vaccinazioni dedicate ai profughi ucraini scappati dalla guerra e stabilitisi in Friuli Venezia Giulia. Nonostante sia stato allestito un centro unico per i controlli sanitari alla Fiera di Martignacco (Udine), solamente il 12 per cento dei 3.500 rifugiati accolti in regione ha accettato di sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid. La popolazione ucraina, va ricordato, è tra le meno protette d’Europa, con solamente il 33 per cento della platea complessiva che ha effettuato almeno il primo ciclo. 

 

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Il Gazzettino