Covid, il piano vaccini: ora si riaprono i centri. Medici di famiglia e farmacie non bastano: a Pordenone riapre la Cittadella della salute

Covid, il piano vaccini: ora si riaprono i centri. Medici di famiglia e farmacie non bastano: a Pordenone riapre la Cittadella della salute
PORDENONE/UDINE - Si torna all'antico. Per carità, fortunatamente non è necessario lo schieramento di uomini e mezzi che era stato messo in piedi durante le...

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PORDENONE/UDINE - Si torna all'antico. Per carità, fortunatamente non è necessario lo schieramento di uomini e mezzi che era stato messo in piedi durante le prime vaccinazioni contro il Covid, ma visto che lasciare l'incarico di vaccinare le persone solo a farmacie e medici di medicina generale non ha garantito sino ad ora una copertura adeguata (anzi, per l'anti Covid siamo praticamente ai minimi storici) la Regione ha dato indicazione alle Aziende sanitarie di mettere insieme una macchina con più cavalli per cercare di dare risposte in tempi più veloci e con numeri decisamente più significativi. Ogni azienda, dunque, potrà organizzarsi come vuole, l'importante è che in tempi brevi si raggiungano i risultati. Ovviamente il percorso non riguarda solo la vaccinazione per il Covid, anche se questa è quella prioritaria, ma pure contro il virus dell'influenza.

COME FUNZIONA

Oggi la vaccinazione contro Covid e influenza è stata affidata alle farmacie e ai medici di medicina generale. Punto. Chiusi i grandi centri di vaccinazione che erano stati aperti nei momenti più complicati della lotta alla pandemia, ma nessuna vaccinazione neppure nei distretti, salvo qualche raro intervento legato a necessità degli utenti. A fare inoltre vaccinazioni agli anziani allettati sono stati chiamati sempre i medici di base e la squadra dell'assistenza domiciliare. Non ci sono i numeri perchè Insiel non li ha ancora forniti (in molti casi i medici di famiglia registrano l'avvenuta vaccinazione quando hanno il tempo materiale di farlo e Insiel per il resto non brilla per velocità), ma le percentuali - a sentire i bene informati - in regione non arrivano al 10 - 12 per cento di vaccinati anti Covid. Poca cosa rispetto alle necessità.

IL PIANO

Nei giorni scorsi la cabina di regia nazionale, preso atto dell'aumento dei casi e dei ricoveri medici (ora arrivano anche le prime segnalazioni di leggere salite anche per quanto riguarda le rianimazioni) ha dato delle disposizioni chiare alle Regione: spingere al massimo per vaccinare più persone possibili. Come? I medici di medicina generale vanno affiancati con open day, apertura di centri indicati, via libera ai distretti sanitari e altre iniziative che ogni azienda sanitaria dovrà inventarsi. I tempi sono stretti per cercare di bloccare l'impennata di contagi in corso.

NEL PORDENONESE

Il dipartimento di prevenzione dell'Asfo diretto dal dottor Lucio Bomben si è già messo in moto. Da alcuni giorni, infatti, chi chiama il Cup o va nelle farmacie per prenotare il vaccino avrà a disposizione anche la possibilità che arrivi a casa un medico o in infermiere a inoculare il vaccino a domicilio. Sarebbe indicato prediligere le persone più anziane che si muovo poco o allettate, ma la possibilità è aperta a tutti. Oltre alle farmacie stesse e ai medici di famiglia che continueranno a vaccinare gli assistiti, nei prossimi giorni sarà anche aperta la Cittadella della salute per una sorta di open day, seppur ridotti nel numero di ore di apertura, per poter garantire un numero maggiore di persone. La data dell'apertura della Cittadella non è ancora stata indicata, ma si tratta di attendere solo alcuni giorni. In più, dove la carenza di personale è meno asfissiante, saranno fatte le vaccinazioni anche nei Distretti sanitari. Più o meno la stessa cosa anche in provincia di Udine, anche se ancora non sono stati resi noti i punti vaccinali che saranno aperti. Oltre alla vaccinazione anti Covid si proseguirà anche con quella contro il virus dell'influenza. Intanto i numeri dei contagi continuano a salire. In regione sono stati superati i 7mila e 500 contagi a settimana con un aumento del 25 per cento dei ricoveri nei reparti di medicina. Alcuni ospedali hanno già iniziato a differenziare gli accessi tra chi entra al pronto soccorso e chi ha sintomi influenzali viene subito sottoposto al tampone. Meglio tardi che mai.

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Il Gazzettino