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PORDENONE - Non ci sono solamente le differenze territoriali, a marcare il confine tra le zone in sicurezza e quelle che ancora rischiano l’esplosione di focolai. La campagna vaccinale in Friuli Venezia Giulia procede in modo molto diverso anche a seconda delle fasce d’età. E non è vero che la regione in questa campagna di immunizzazione ha collezionato solo “figuracce”. C’è anche una categoria anagrafica che si posiziona ai vertici di tutta Italia. Sono i giovani, i ventenni, che in questo caso “portano a scuola tutti gli altri”.
LA STATISTICA
Si potrebbe partire dicendo quanto segue, e non si andrebbe lontano dalla realtà: praticamente tutti i ragazzi tra i 20 e i 29 anni residenti in Friuli Venezia Giulia hanno scelto il vaccino. Lo hanno fatto per proteggersi? Hanno preso appuntamento per poter andare a ballare, al bar, a fare sport? Importa poco la motivazione, in questo momento.
IL PUNTO NEGATIVO
Tutta un’altra musica, invece, nella platea dei quarantenni, che preoccupa in modo sensibile le autorità sanitarie e in modo indiretto il mondo del lavoro. Se si parla dei cittadini residenti in Fvg tra i 40 e i 49 anni, infatti, i dati sono tra i peggiori di tutto il Paese. La quota che corrisponde alle persone che non hanno nemmeno ricevuto la prima dose schizza in questo caso al 21,3 per cento. Più di un cittadino su cinque, con a disposizione diversi mesi per vaccinarsi, ha preferito rinunciare. Sono riuscite a fare leggermente peggio solamente regioni come la Valle d’Aosta e la Calabria, che però hanno dati simili a quelli che si riscontrano - pur con alcune differenze - tra Trieste e Pordenone. A livello italiano, invece, la media dei non vaccinati tra i quarantenni scende sensibilmente, per attestarsi al 16,6 per cento.
IL RITARDO
A conti fatti, quindi, il Friuli Venezia Giulia sconta cinque punti percentuali di ritardo rispetto al resto del Paese in una categoria molto importante. Primo perché fa parte a pieno titolo del mondo del lavoro, secondo perché anche un quarantenne rischia - se contagiato - di sviluppare forme particolarmente serie di Covid e di incorrere nel ricovero in ospedale, contribuendo quindi a far aumentare la pressione sul sistema sanitario. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino