Vaccini, il grido d'allarme dei sindaci della montagna: serve un polo anche qui

Gente in attesa del vaccino all'esterno del Polo vaccinale realizzato alla Fiera di Pordenone
PORDENONE - La montagna pordenonese chiede vaccini, per migliorare il dato dell’adesione e tendere una mano ai cittadini che altrimenti devono percorrere anche 120...

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PORDENONE - La montagna pordenonese chiede vaccini, per migliorare il dato dell’adesione e tendere una mano ai cittadini che altrimenti devono percorrere anche 120 chilometri (andata e ritorno) per ottenere l’iniezione.


La Regione, dal canto suo, tramite il vicepresidente e assessore alla Salute Riccardo Riccardi ha già promesso campagne ad hoc nei luoghi più isolati, ma al momento dall’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale non sono arrivate risposte concrete. Anzi, dopo l’iniziale ricerca di luoghi idonei - promossa proprio dall’AsFo e alla quale avevano risposto in modo puntuale tutti i sindaci - tutto è stato sospeso. E la montagna ha perso anche i pochi punti vaccinali presenti durante la prima fase.


IL PUNTO
Il grido arriva principalmente dalla Valcellina. La posizione è condivisa da Gionata Sturam, Claudio Traina e Davide Protti, sindaci di Barcis, Claut e Cimolais. «Non è pensabile - spiega Sturam - che un cittadino della Valcellina debba farsi 120 chilometri andata e ritorno per arrivare fino alla Fiera di Pordenone o a Sacile».
E si fa riferimento ai locali delle scuole di Claut, utilizzati per vaccinare gli over 80 e poi “dimenticati”: «Dall’Azienda sanitaria - prosegue - non abbiamo più avuto risposte. Non chiediamo due mesi di vaccinazioni, ma almeno delle operazioni mirate volte a favorire chi vive in luoghi isolati». Sulla stessa linea anche Protti e Traina. «Non si capisce perché era stato attivato un punto a Claut e successivamente non è più stato utilizzato. Ci hanno richiesto degli stabili, li abbiamo forniti ma non si è saputo più nulla da quel momento». Ovviamente nessun centro vaccinale può essere “esclusivo” e in un eventuale punto in montagna potrebbero accedervi anche gli abitanti della pianura.


LE INIZIATIVE
Come detto, la Regione ha in calendario alcune campagne-lampo per raggiungere i luoghi più isolati. Non si parla soltanto della Valcellina, ma restando in provincia di Pordenone anche della Val d’Arzino. Nel Friuli Centrale si pensa al raggiungimento dei borghi più piccoli e sperduti della Carnia, del Canal del Ferro e della Valcanale, ma anche ai paesi delle Valli del Natisone e di tutta la cintura di confine con la Slovenia, che coinvolge anche la provincia di Gorizia.


LA SPERANZA


La speranza della Regione è quella di poter avere a disposizione più dosi del vaccino prodotto dall’americana Johnson&Johnson, che com’è noto non richiede l’esecuzione di un richiamo. L’esperienza di Villa Manin insegna: il siero monodose attira la popolazione e permette di svolgere delle operazioni mirate, senza la necessità di spostare una seconda volta le squadre vaccinali per effettuare le seconde iniezioni. Potrebbe essere quella la chiave per raggiungere le zone montane più isolate del Friuli Venezia Giulia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino