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VENEZIA - Il dato limpidissimo e incontrovertibile è questo: in terapia intensiva, a causa del covid, finiscono solo persone non vaccinate o, comunque, se vaccinate, già minate nella salute da malattie gravi. In questo momento gli ospedali dell’Ulss 3 Serenissima hanno 90 ricoverati in tutto per covid, di cui 15 in rianimazione. Di questi ultimi, due avevano fatto la profilassi ma soffrono di una forma di leucemia e vari problemi cardiaci; gli altri 13, invece, mai hanno fatto il vaccino. L’età media è 65 anni, più bassa, 57, se si considera solo l’ospedale dell’Angelo di Mestre. Se a Mirano, a lottare per la vita, c’è un 93enne, da altre parti ci sono pazienti più giovani: uno di 40, 46 e 55 anni.
“Non ci stancheremo di ripetere quanto fondamentale sia la vaccinazione. I vaccinati, infatti, stanno sempre meglio dei non vaccinati: possono ammalarsi, certo, ma se si ammalano la forma è più leggera, con un decorso più favorevole e una guarigione più veloce”, dice la dottoressa Chiara Berti, direttrice della Funzione ospedaliera facendo il punto della situazione negli ospedali e tratteggiando il ritratto degli attualmente ricoverati per covid. “La crescita complessiva dei degenti è lenta, ma progressiva – riprende –.
“L’anno scorso, da questo punto di vista, era andata bene anche perché c’era la didattica a distanza e la propensione delle famiglie era di muoversi poco – sottolinea Berti – Capita di ricevere bambini molto piccoli e bambini che hanno bisogno di essere supportati con strumenti di ventilazione. Ovviamente la prima cosa che si fa è accertare che non si tratti di covid. Poi importantissima è la ricerca di biologia molecolare per capire con che virus si ha a che fare e che cura poter impostare”. Per i pazienti covid nell’Ulss 3 in questo momento sono disponibili 101 posti letto in area non critica: 37 all’ospedale di Dolo, 27 al Civile di Venezia, 25 all’Angelo di Mestre e 12 a Chioggia. In terapia intensiva, come detto, i pazienti sono 15 e la gestione è definita “a fisarmonica” a seconda delle necessità, a fronte di 62 posti totali, da poco incrementati dai 54 di partenza. Nei periodi peggiori della pandemia erano saliti oltre i cento. “L’andamento dei ricoveri ci fa pensare ad attuare nuovi potenziamenti – spiega Berti –. Non manca molto al prossimo step. Come sempre ci riserviamo di vedere come va il week end e poi decideremo, ma in previsione c’è già l’attivazione di altri due posti d’intensiva a Mestre e un altro a Mirano”.
Oltre ai 90 ricoverati complessivi, a parte vanno aggiunti i 18 accolti nell’ospedale di comunità al Calvi di Noale, al terzo piano del monoblocco, qualcuno anche in isolamento. Vuoto, invece, è il vecchio padiglione Fassina che nelle scorse settimane è stato riattivato con le funzioni di covid hotel dove ospitare soggetti positivi non problematici dal punto di vista sanitario, ma che non hanno alternative per la quarantena (è stato così, si ricorderà, un mese fa per parte della comitiva degli oltre venti turisti greci in viaggio su un pullman che sono stati trovati positivi ai tamponi effettuati a Mestre). Ad oggi, anche il covid hotel di Mestre, quello a indirizzo segreto, non sta ospitando nessuno.
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Il Gazzettino