Il turismo termale arranca e la ripresa è lenta: flussi pre-Covid previsti solo dal 2023

Abano di notte
ABANO -  Un comparto turistico che si trova a metà del guado, fortemente penalizzato dalla pandemia, ma con una ripresa debole rispetto a quella delle altre località turistiche...

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ABANO -  Un comparto turistico che si trova a metà del guado, fortemente penalizzato dalla pandemia, ma con una ripresa debole rispetto a quella delle altre località turistiche del Veneto. E con la possibilità di tornare ai livelli pre-Covid solo nel 2023. E’ quanto si devono aspettare gli alberghi di Abano e Montegrotto secondo l’analisi effettuata dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Un lavoro condotto in novembre che ha visto l’adesione di 37 strutture ricettive su 55 aderenti alla locale Federalberghi. Un campione più che indicativo, se si considera che complessivamente rappresenta 7mila posti letto e un fatturato 2019 pari a circa 135 milioni di euro. 

L’ANALISI
Secondo le evidenze dell’analisi di Intesa Sanpaolo, le Terme Euganee nei primi otto mesi del 2021 hanno raggiunto quota 957mila presenze – circa un milione in meno del 2019 – con un calo complessivo del 51 per cento rispetto a una media regionale del 34. Nella ripartenza dopo il periodo più duro del lockdown e delle restrizioni, Abano e Montegrotto arrancano. Una tendenza confermata anche dalla flessione delle presenze straniere che hanno segnato un calo del 74 per cento, a fronte del 47 per cento veneto. Una boccata d’ossigeno è comunque arrivata dal turismo di casa nostra che, specialmente nei mesi di luglio e agosto, ha registrato una timida ripresa rispetto a due anni fa, con 352mila presenze a fronte delle 329mila del 2019. Va inoltre sottolineato che, secondo il campione di albergatori intervistato, le strutture che nell’ultimo anno pre-Covid registravano un’incidenza media di clientela estera fra il 30 e il 60 per cento sono passate dal 54 al 27 per cento. 

IL FUTURO
Per invertire la tendenza – secondo lo studio – nell’anno che sta per iniziare si deve puntare alla ricerca di nuovi mercati, ampliando l’offerta termale, con un occhio di riguardo alla clientela straniera più vicina, elevando la qualità dei servizi, ma investendo anche sui nuovi stili di vita. Quindi, una maggiore attenzione al turismo sportivo e a formule di accoglienza per il fine settimana per il mercato italiano. Se, come detto, un ritorno a pieno regime è previsto per il 2023, già nel prossimo anno una parte delle imprese analizzate nel rapporto ha aspettative di recupero. Ma per l’imprenditoria termo-alberghiera, sottolinea la Direzione Studi di Intesa Sanpaolo, molti sono gli ostacoli allo sviluppo del settore; in primo luogo, la pressione fiscale. Ma il campione intervistato indica anche una comunicazione troppo sensazionalistica sui contagi e risposte non sempre all’altezza da parte delle amministrazioni pubbliche. A tutto ciò si aggiungono l’estrema difficoltà nel reperire personale qualificato e la scarsa promozione del turismo termale all’estero. 

IL COMMENTO
«La realtà è complessa e ne eravamo consapevoli – ha dichiarato il presidente di Federalberghi Terme Euganee Emanuele Boaretto - Ciò non toglie che si debba agire in prospettiva, secondo strategie pianificate a più mani che coinvolgano imprenditoria, istituti di credito e amministrazioni pubbliche. Analisi come quella svolta da Intesa Sanpaolo sono un primo passo per una progettazione di alto livello. 


«Intesa Sanpaolo, fin dall’inizio dell’emergenza, ha sostenuto il settore turistico mettendo a disposizione due miliardi a livello nazionale per far fronte alle immediate esigenze di liquidità delle imprese – ha sottolineato Roberto Gabrielli, direttore regionale Veneto Ovest e Trentino Alto Adige -. Con il recente plafond di un miliardo di euro, di cui la quota complessiva per il Triveneto è circa 600 milioni, confermiamo il nostro supporto». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino