TREVISO - Prima c'è stato il maxi-focolaio all'interno dell'ex caserma Serena con 233 profughi positivi e 11 operatori. Poi il caso dell'azienda di...
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LA SPIEGAZIONE
In piena pandemia Treviso aveva avuto una delle risposte migliori del Veneto sul fronte delle misure per contenere la diffusione del contagio. Oggi sembra quasi aver fatto un bel po' di passi indietro. Non secondo il direttore generale dell'Usl 2 della Marca, Francesco Benazzi: «Il virus è ubiquitario. A Treviso abbiamo usato come strategia quella di testare tutti a tappeto: sia i contatti stretti e che i contatti dei contatti. Più si testa più si trova. Alla fine troviamo molta gente positiva ma si tratta di asintomatici». In altre parole l'elevato numero di persone colpite dal Covid è direttamente proporzionale al numero di test effettuati e alla scelta mirata su chi farli. Come dire che se anche le altre province adottassero la stessa politica probabilmente si scoprirebbero molte più persone che stanno combattendo, pur senza avere sintomi, contro il coronavirus. I pazienti bisognosi di cure ospedaliere sono infatti la minima parte. Al momento sono 17 i ricoverati all'ospedale Ca' Foncello, e tra questi soltanto uno in terapia intensiva. Ma a preoccupare, soprattutto in vista della riapertura delle scuole fra una settimana, è il numero dei positivi: 1.021. In pratica il triplo di quelli di Vicenza (383), Verona (374), Venezia (369) e Padova (347 a cui se ne aggiungono altri 2 relativi al cluster di Vo' Euganeo). Analizzando i dati si scopre inoltre che gli oltre mille cittadini attualmente contagiati sono di fatto un quarto dei contagi totali da inizio pandemia, quando Treviso appunto aveva in qualche modo schivato l'ondata del Covid: i casi totali infatti sono 4.264 contro, ad esempio, i 5.737 di Verona e i 4741 di Padova (a cui ne vanno aggiunti altri 89 di Vo'). Una buona notizia arriva però dal fronte degli insegnati: su oltre 10mila tamponi effettuati soltanto uno ha dato esito positivo.
LE MISURE
«Non c'è alcuna emergenza - sottolinea il dg Benazzi - Le scuole non devono chiudere e l'economia deve viaggiare. Ma serve grande senso di responsabilità». E qualora in autunno la curva dei contagi dovesse ricominciare a correre, l'azienda sanitaria trevigiana ha già predisposto le strategie da adottare tra cui un centro Covid solo per i degenti delle case di riposo con 30 posti e un ospedale destinato ai positivi che non possono rimanere in isolamento in abitazione (altri 60 letti). Ma non solo: tutti gli ospedali avranno più posti letto sia in terapia intensiva che in sub intensiva. E sarà fondamentale per combattere il Covid il vaccino antinfluenzale: «A metà ottobre organizzeremo 3 sabati, dalla mattina alla sera, in 7 palestre concordate con i sindaci della Marca per vaccinare 208 mila persone. Ci sarà una task force mista tra Usl e medici di famiglia». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino