Contagi in crescita; terapia intensiva al collasso: occupati tutti i posti

Terapia intensive al limite
PADOVA - La Rianimazione centrale dell’Azienda ospedaliera<WC> ha raggiunto il limite<WC1>. Da ieri, 23 novembre, tutti <WC>i 18<WC1> posti...

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PADOVA - La Rianimazione centrale dell’Azienda ospedaliera<WC> ha raggiunto il limite<WC1>. Da ieri, 23 novembre, tutti <WC>i 18<WC1> posti letto sono stati occupati da pazienti positivi in gravi condizioni. Il reparto, che fino a un paio di settimane fa ospitava sia pazienti Covid che <WC>altri degenti, <WC1>rivive i momenti peggiori della pandemia.<WC>


<WC1>Il dottor Ivo Tiberio, che proprio a gennaio 2020 assunse il ruolo di primario trovandosi in poche settimane dritto in trincea, ora più che mai è impegnato a parare i colpi della quarta ondata. In Rianimazione centrale, la più grande di Padova, lavorano 114 persone tra medici, infermieri e altri operatori.<WC> 

I DATI
<WC1>L’ultimo bollettino di Azienda Zero sull’andamento della pandemia fotografa uno scenario sempre più allarmante. Tra lunedì e martedì si registrano 359 nuovi casi d’infezione a Padova e provincia, oltre <WC>ad <WC1>un decesso. I positivi al tampone salgono a quota 4.905, nel giro di appena un mese si registra una crescita del +68% (il 23 ottobre erano 1.572). Nei vari reparti ospedalieri del <WC>P<WC1>adovano si contano 122 pazienti<WC> (+10 <WC1>dieci in 24 ore<WC>)<WC1>, oltre ad altre 15 persone assistite negli ospedali di comunità.<WC>

LA PRESSIONE OSPEDALIERA<WC>
<WC1>Il bisogno di assistenza è in continuo aumento, basti pensare che nelle ultime 24 ore il Pronto soccorso Covid di via Giustiniani ha gestito 26 accessi di persone che accusavano i sintomi del virus. <WC>
<WC1>Ma non finisce qui. Ieri sono stati ricoverati altri otto padovani contagiati dal Covid, tra questi solo una donna è risultata vaccinata. Attualmente sono assistiti in Azienda ospedaliera 90 pazienti positivi: 57 in area medica, 18 in terapia intensiva e 15 in terapia sub-intensiva. Con queste cifre e con questa tendenza preoccupante, che cade nel periodo autunnale e invernale in cui le aree critiche sono già sotto pressione, nel giro di un mese il sistema ospedaliero delle terapie intensive rischia pericolosamente l’intasamento. <WC>

IL PIANO
<WC1>Le ultime stime Agenas prevedono il raddoppio dei posti letto per cure intensive nel giro di 16-17 giorni. Ciò significa che Padova potrebbe ritrovarsi in fase critica già a partire dalla prima settimana di dicembre. In via Giustiniani, per far fronte all’aumento di richieste, il prossimo passo sarà dedicare una seconda terapia intensiva al Covid. Dopo la Rianimazione centrale al terzo piano del monoblocco, in lizza c’è l’ex Istar 3 diretta dal professor Paolo Navalesi. <WC>

I NO VAX


<WC1>In questo momento gran parte dei pazienti che finiscono in terapia intensiva non sono vaccinati, l’età è molto più bassa rispetto le precedenti ondate, e molti arrivano in pronto soccorso già in condizioni gravi. A questo proposito il direttore dell’Istituto di Anestesia e Rianimazione, il professor Paolo Navalesi, lancia un appello a non curarsi contro il virus seguendo notizie diffuse sui social e senza aver sentito il parere del medico. L’attenzione è puntata in particolare ai no<WC> <WC1>vax, che spesso per trovare risposte si rivolgono al web o al passaparola scambiato nelle chat di gruppo. «La preoccupazione è che, oltre a non vaccinarsi, queste persone si somministrino farmaci in maniera non medicalizzata – dichiara il professor Navalesi <WC>–<WC1>. Recentemente diversi pazienti hanno riportato di essersi curati con protocolli scovati sul web, attraverso i motori di ricerca, cure di cui spesso non è mai stata dimostrata l’efficacia o trattamenti che rientrano in approcci terapeutici ormai superati. Così si rischia la vita. Bisogna affidarsi unicamente ai medici. Per prescrivere una terapia entrano in gioco diversi fattori, servono competenze specifiche, non si può pensare di improvvisare leggendo articoli online. Tipico l’esempio del cortisonico che, se fatto nei tempi sbagliati, può essere addirittura un fattore aggravante della prognosi. Mentre, somministrato nei tempi giusti, determina un miglioramento».<WC>
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Il Gazzettino