Azienda Ospedaliera: «Il nuovo studio di Crisanti sul Covid toglie ombre sulla sanità veneta»

PADOVA  - Il nuovo studio pubblicato dal prof. Andrea Crisanti sull'uso dei test rapidi per contenere l'epidemia Covid «vede, dopo le revisioni, cancellato il...

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PADOVA  - Il nuovo studio pubblicato dal prof. Andrea Crisanti sull'uso dei test rapidi per contenere l'epidemia Covid «vede, dopo le revisioni, cancellato il collegamento fra test antigenici e presunto aumento della mortalità in Veneto. Viene ridata finalmente dignità alle scelte e sacrifici di migliaia di medici, infermieri, esperti» afferma l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, che proprio su questo tema era entrata in una forte contrapposizione con le tesi del microbiologo. L'ospedale padovano, in una nota, tiene a sottolineare che, «contrariamente a quanto annunciato, lo studio non è stato pubblicato sulla maggiore rivista Nature, bensì su Nature Communications: una rispettabile voce, ma dall'impact factor1 totalmente diverso. Evidentemente - sostiene l'azienda - tema e qualità del lavoro non hanno potuto assurgere alla pubblicazione più autorevole». Altro elemento importante, secondo l'istituto ospedaliero, è il fatto che «resta evidenziato dallo studio il valore dei test antigenici, specie per esigenze di sanità pubblica, secondo quanto indicato dall'Oms e riportato da una molteplicità di lavori scientifici, per una diagnosi tempestiva che ha la capacità di interrompere la trasmissione». 

Ma soprattutto, evidenzia l'Azienda Ospedaliera di Padova, «sparisce del tutto la correlazione tra l'utilizzo di test antigenici rapidi e la mortalità in Veneto, con particolare riferimento alle case di riposo. Partendo da quest'assunto, volendo mettere in collegamento lo studio con le analisi e le decisioni assunte dal Veneto, fra le quali la seguente azienda, come forzatamente fatto dallo stesso Prof. Crisanti, non si può non rilevare che: la ricerca su Nature Communication cita come faro le linee guida dell'OMS redatte nell'ottobre 2021, andando però ad accostarle al periodo (ed alle decisioni sanitarie) adottate nella prima fase dell'emergenza, nel 2020. Anno nel quale le linee guida dell'OMS, diramate nel mese di settembre, erano ovviamente differenti e alle quali correttamente si sono attenuti scrupolosamente tutti gli attori della sanità del Veneto (come peraltro le altre Regioni italiane ed i maggiori Paesi dell'Ue). Questo forzato accostamento appare quantomeno come una strana dimenticanza da parte degli autori».

 

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Il Gazzettino