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VENEZIA - Agrumi e pesca, caffè e cioccolato, fontina e parmigiano. Annusando i profumi tipicamente italiani, scelti fra quelli che fanno venire l'acquolina in bocca, è possibile recuperare l'olfatto e il gusto perduti con il Covid: bastano pochi secondi, per tre o quattro volte al giorno, anche se ne casi più gravi può volerci qualche mese per arrivare a un completo recupero. È questo il senso della sperimentazione in corso all'ospedale universitario di Trieste, oltre che in altre otto strutture sanitarie in tutta Italia, nell'ambito di uno studio pubblicato sulla European Review for Medical and Pharmacological Sciences.
I RISULTATI
Dopo la guarigione, un paziente su dieci continua a soffrire di dianosmia e ageusia, non percependo più gli odori e i sapori. Partendo dall'ipotesi che i disturbi si annidino nel sistema nervoso centrale, causati da un'infiammazione dell'encefalo e dei nervi cranici determinata dal virus, a Fano è stato elaborato un protocollo basato su uno sniff-test. La ricerca coordinata da Arianna Di Stadio, docente di Neuroscienze all'Università di Perugia, prevede infatti di accostare il naso a cibi conosciuti, in diversi momenti della giornata. «Abbiamo scelto odori tipici della nostra terra, perché la memoria ha un impatto importante in fase di riabilitazione», spiega l'esperta. L'esperienza olfattiva è associata alla somministrazione di un alimento a base di Pealut, una molecola in grado di agire sul controllo delle alterazioni del sistema nervoso centrale. I risultati? Promettenti secondo Di Stadio: «I pazienti con anosmia di grado lieve-moderato hanno recuperato l'olfatto fino quasi alla normalità, in soli 30 giorni. Quelli con anosmia grave e con il disturbo persistente da circa 11 mesi, in 30 giorni hanno iniziato a migliorare la propria capacità olfattiva, necessitando di un trattamento di 3-6 mesi per un recupero integrale della funzione».
Il Gazzettino