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TREVISO Esploso un focolaio Covid in procura a Treviso. Due giorni fa tre dipendenti degli uffici dei magistrati trevigiani hanno accusato infatti i primi sintomi, ora c'è la conferma che il corona virus si è aperto la strada anche dentro al Tribunale. «Abbiamo provveduto - spiega il pubblico ministero Massimo De Bortoli, che in attesa della nomina del nuovo capo della procura svolge le funzioni di procuratore reggente - a prendere tutte le misure di sicurezza possibili, cominciando dai tamponi per tutti coloro che sono stati a stretto contatto con i tre che risultano contagiati. Non posso dire che l'infezione ci abbia colto alla sprovvista, ma i dipendenti che hanno contratto il virus si sono ammalati quasi contemporaneamente. Fortunatamente ad oggi stanno tutti bene e sono praticamente asintomatici». Gli accessi agli avvocati, di conseguenza, sono limitati alle questioni più urgenti.
LA SICUREZZA
Tutto avviene proprio nei giorni in cui la guardia in Tribunale si è ulteriormente alzata. Oltre ai controlli ai varchi d'ingresso, infatti, il personale è stato dotato di termoscanner per la misurazione delle temperatura. Inoltre è aumentato il filtro sulle presenze del pubblico e l'ingresso è riservato alle persone che effettivamente devono presenziare alle udienze.
L'APPLICATIVO
A gestire il flusso di richieste è l'applicativo Stc, che si può utilizzare attraverso il sito del tribunale di Treviso. L'utente, che sia un professionista o un cittadino, deve registrarsi in Stc e poi può procedere, attraverso un calendario digitale elaborato secondo le esigenze dell'ufficio giudiziario, a fissare uno o più appuntamenti per svolgere tutte le pratiche presso le cancellerie competenti in un determinato giorno e orario.
IL PRECEDENTE
Non è la prima volta che Il Covid morde anche nelle aule di giustizia. Il 4 marzo scorso, all'inizio della cosiddetta prima ondata, una dipendente dell'ufficio dei giudici di pace fu il primo infetto nella Marca che non aveva mai avuto contatti con il reparto di geriatria del Ca' Foncello, allora un vero e proprio focolaio. Le udienze furono sospese e di lì a qualche giorno emersero altri dieci casi, fortunatamente senza sintomatologie particolari. L'attività normale sarebbe dovuta riprendere al termine della quarantena, poi arrivò il lockdown che chiuse tutto. Nell'ultimo Dpcm sono state approvate diverse disposizioni riguardanti il settore della giustizia: tra le novità introdotte la possibilità per il pubblico ministero e la polizia giudiziaria di compiere atti riguardanti la fase delle indagini preliminari con collegamenti da remoto, nei casi in cui la presenza fisica della persona indagata, di quella offesa, del difensore, di consulenti, di esperti o di altre persone provochi rischi ai fini del contenimento del contagio. Per limitare le possibili occasioni di diffusione del virus viene poi stabilito che le udienze dei procedimenti civili e penali a cui è ammessa la presenza del pubblico si celebrino a porte chiuse. Prevista, inoltre, la possibilità di svolgere le udienze penali mediante collegamenti da remoto, garantendo il contraddittorio e l'effettiva partecipazione delle parti.
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