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PADOVA - Reparto blindato e tamponi di massa sul personale sanitario, a seguito di nuovi casi di contagio registrati tra le pazienti in gravidanza. Allerta massima alla Clinica ginecologica e ostetrica dell'ospedale di Padova, dove nelle ultime ore la direzione sanitaria si è mossa in emergenza per contenere il rischio della diffusione del virus. In via precauzionale per accedere al reparto, agli ambulatori e alle piastre operatorie tutti i pazienti e i visitatori devono esporre l'esito negativo del tampone eseguito nelle 48 ore precedenti. Lo stesso vale per i medici, gli specializzandi, gli infermieri e gli oss, che a loro volta devono sottoporsi al test ogni 48 ore.
COSA È SUCCESSO
Tutto è partito a seguito di tre casi di pazienti positive nel giro di pochi giorni: due donne in gravidanza e una donna nel post-gravidanza. Per far fronte alla situazione, a partire da mercoledì il direttore generale Giuseppe Dal Ben ha aumentato la frequenza dei controlli sul personale, ogni sette giorni anziché ogni venti. Ma giovedì sono emersi altri due casi di Covid tra le ricoverate.
LA NOTA
Rassicurazioni arrivano dal direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera, il dottor Michele Tessarin: «L'Azienda Ospedale Università di Padova fa sapere che nessun cluster di Sars-CoV-2 è presente presso la Clinica Ginecologica Ostetrica dove, nella tarda serata di giovedì, nel corso delle ordinarie attività di screening, è stata rilevata la positività su due pazienti.
LE PAZIENTI
Le pazienti positive ad oggi sono in buone condizioni di salute e sono ricoverate in stanze dedicate, in isolamento. L'allarme è scattato giovedì sera, quando il direttore della Clinica ostetrica Roberto Tozzi, in accordo con la direzione, ha deciso di chiudere temporaneamente il piano rialzato e il primo piano dell'edificio. Fino al primo pomeriggio di ieri, infatti, i neo-papà e gli accompagnatori non sono potuti entrare né nel reparto né in sala parto. Il provvedimento non è stato particolarmente gradito dai parenti, tantoché in mattinata è stato registrato qualche dissapore al triage d'ingresso. Ora l'accesso ai visitatori è consentito, ma con tampone negativo.
IL PRIMARIO
In una nota protocollata, il professor Tozzi, direttore della clinica, specifica: «Si tratta, per fortuna e per ora, di un piccolo cluster che può essere controllato facilmente con il rigido rispetto delle disposizioni. Mi rendo conto del disagio che tali disposizioni comportano, ma per ora non si può eccepire. Confido nella collaborazione di tutti».
Gran parte delle donne in gravidanza non è vaccinata contro il Covid ed è quindi suscettibile al contagio, per sensibilizzare le aspiranti mamme è stato allestito un ambulatorio vaccinale ad hoc alle Malattie infettive, gestito dalla dottoressa Annamaria Cattelan. E' sotto la lente d'ingrandimento anche il personale della Clinica, dalle ostetriche agli operatori socio-sanitari. Si attendono gli ultimi referti per scovare eventuali infezioni.
Ieri tutti i medici specializzandi si sono sottoposti a tampone. Per facilitare l'esecuzione del molecolare orofaringeo ogni 48 ore, è stato rinforzato il servizio interno di screening. Intanto i sindacati chiedono chiarezza sulle dimensioni del cluster. Cgil Cisl e Uil hanno inviato una nota al direttore sanitario Tessarin per programmare un incontro urgente sul tema.
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Il Gazzettino