Covid fatale, padre muore due settimane dopo il figlio: non erano vaccinati

Padre e figlio sono morti all'ospedale di Cittadella
CURTAROLO - Muore 14 giorni dopo il figlio, entrambi positivi al Covid. Renzo Lovison, 71 anni, ex ferroviere di Curtarolo, è morto ieri dopo essere stato ricoverato il 27...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

CURTAROLO - Muore 14 giorni dopo il figlio, entrambi positivi al Covid. Renzo Lovison, 71 anni, ex ferroviere di Curtarolo, è morto ieri dopo essere stato ricoverato il 27 gennaio in terapia intensiva all’ospedale di Cittadella. La notte tra il 24 e 25 gennaio era mancato il figlio Marco, 47 anni, con gravi problemi di salute fin dalla nascita, anch’egli ricoverato in terapia intensiva. Nessuno dei due si era sottoposto al vaccino.


«Oggi ho perso un amico fraterno, anzi molto di più: negli anni di piombo mi fu di scorta e di conforto. Renzo è stato un grande compagno ferroviere – dice addolorato l’amico Silvio Cecchinato, ex segretario del sindacato ferrovieri Spi Cgil, ed ex assessore a Cadoneghe nell’amministrazione Gastaldon - Buono, generoso, uno straordinario spirito di dedizione e sacrifico».


I PROBLEMI
L’anno scorso Renzo aveva già avuto problemi di salute per una polmonite «interpretata come Covid. Da qui l’opinione che avesse sviluppato una immunità e la scelta di rinviare la vaccinazione perché impegnato ad accudire il figlio Marco – ricorda l’amico Silvio - Aveva, però, deciso di farla a fronte del persistere della pandemia. Marco, invece, era affetto da una serie di allergie ai farmaci che ne consigliava l’adozione di precauzioni. L’amico e compagno Renzo era una roccia, un gigante morale e fisico». 
L’8 gennaio, con febbre a 39, Renzo si era recato all’ospedale di Camposampiero per sottoporsi al tampone. Una coda di quasi due ore prima di tornare a casa in quarantena. Alla fine padre e figlio sono stati ricoverati per l’insorgere di una serie di complicazioni. E nessuno dei due ce l’ha fatta.


I MESTIERI
Nel 1969 Lovison era entrato a lavorare nelle ferrovie, dopo essere stato licenziato dall’Arneg, «per rappresaglia contro gli scioperi e i picchetti dell’anno precedente – racconta ancora Cecchetto - Dopo lavori saltuari, come antennista e installatore di tralicci per ponti-radio, fu assunto come guardiano dei passaggi a livello. Successivamente Renzo, dopo un concorso interno, divenne conduttore e capotreno. Fu redattore di tre testate: La Scintilla, La Traversa Limite e SFI-notizie. Incidenti, attentati, eversione nera coniugata con quella brigatista lo hanno visto sempre presente con spirito di sacrificio, coraggio e dedizione come contro la privatizzazione delle FS. Si identificò con il mio progetto di portare la “centralità operaia” dentro alle FS anche grazie al gergo operaio che ci univa. Negli anni di piombo con le telefonate di annuncio di esecuzione, le minacce sui muri, gli appelli via radio Aut-op, e Renzo con me nel mirino delle Br. Un uomo con la U maiuscola». 


«Raggiunta la pensione, Renzo aveva aperto un corso di psicomotricità nell’ex scuola Maretto a Bagnoli - prosegue l’amico - Uomo generoso, mi onorò di candidarsi consigliere nella Lista “L’Argine dei valori” nel 2014. E qui le parole finiscono: ora è il tempo del silenzio e del ricordo».
 

 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino