Muore di Covid in ospedale, ma la famiglia viene avvertita solo tre giorni dopo: «Situazione orribile»

L'uomo è morto nel reparto Covid di Latisana
PORDENONE  E UDINE - Sconfitto dal Covid, da solo sul letto anonimo di un ospedale, ma “dimenticato” da chi doveva svolgere un compito importante, in quel...

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PORDENONE  E UDINE - Sconfitto dal Covid, da solo sul letto anonimo di un ospedale, ma “dimenticato” da chi doveva svolgere un compito importante, in quel momento il più importante: avvisare la famiglia del decesso di un padre. Una disattenzione durata addirittura tre giorni, cioè fino a quando la figlia dell’anziano si è decisa a contattare incessantemente il reparto, sino a ricevere la notizia più brutta e apprendere che suo padre non era morto da poche ore, ma appunto da tre giorni. La storia arriva da Sesto al Reghena, ma coinvolge l’ospedale di Latisana, dove l’anziano era ricoverato a causa del Covid.

Risale alla scorsa settimana e ha scosso profondamente una famiglia che ha voluto - coperta dall’anonimato - raccontare dei momenti drammatici. È l’altro volto della pandemia, che costringe ad attese solitarie, dolori senza contatto, e che induce anche ad errori che per l’affetto di una figlia possono costare carissimi. L’anziano di Sesto era ospite della casa di riposo di Rivignano, in provincia di Udine. Lunedì 18 gennaio, dopo il contagio, è stato ricoverato in ospedale a Latisana. Le sue condizioni sono subito apparse molto gravi. «Ci hanno detto di non chiamare, ci avrebbero avvisato loro dall’ospedale», racconta ora la famiglia. E in effetti il giorno successivo dal reparto era partita una chiamata: «Vostro padre è peggiorato». L’angoscia cresceva, ma con essa passavano anche i giorni. Sino al venerdì successivo, quando la famiglia, non avendo più informazioni dall’ospedale, si è convinta ad attaccarsi al telefono. «Signora, non ci potrà credere, ma suo padre è morto martedì notte», questa la comunicazione arrivata come un pugnale allo stomaco all’orecchio della figlia dell’anziano di Sesto al Reghena. «Si sono scusati, ma è stato tremendo», riportano sempre i familiari. Non è chiaro, al momento, se si sia trattato di una dimenticanza oppure se l’immane mole di lavoro abbia fatto perdere di vista la comunicazione a qualche addetto. Restano i fatti: una famiglia ha atteso tre giorni nella speranza che il proprio caro migliorasse, che riaprisse gli occhi. Invece era già morto, da tre giorni, nel silenzio e da solo. 

 

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Il Gazzettino