Dagli alberghi ai ristoranti: 12mila posti a rischio tagli

Dagli alberghi ai ristoranti: 12mila posti a rischio tagli
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PADOVA Mercoledì 31 marzo. È una data spartiacque, quella a cui guardano migliaia di lavoratori mescolando timori e speranze. Tra poco meno di tre mesi scadrà il blocco dei licenziamenti introdotto la scorsa primavera dal governo per evitare che le aziende travolte dalla pandemia decidano di lasciare a casa il personale. Dal ministero del Lavoro filtrano già segnali di ottimismo per una proroga di questo blocco e ad attenderla con ansia ci sono almeno 12 mila padovani. È questa la stima di Confapi, Confederazione della piccola e media industria, basata sui calcoli nazionali della Banca d'Italia. «I posti di lavoro in ballo sono tanti - conferma il direttore padovano di Confapi, Davide D'Onofrio - I settori più colpiti sono quello turistico-ricettivo e quello della ristorazione. A ruota vengono ovviamente le filiere collegate come quella dell'industria agroalimentare che non si rivolge ai supermercati della grande distribuzione bensì ad alberghi, locali e servizi di catering». INCERTEZZA Prima di entrare nel merito, D'Onofrio fa una premessa: «Questa non è più un'emergenza. È una situazione strutturale con la quale dovremo convivere per ancora molti mesi, almeno fino alla fine del 2021. Dobbiamo partire da questo presupposto». Poi prosegue il ragionamento: «Il 2021 si caratterizza per l'incertezza, l'auspicio è che il blocco dei licenziamenti venga prorogato perché in questi mesi se non ci fosse stato avremmo visto scomparire davvero moltissimi posti di lavoro. E togliere uno stipendio ai lavoratori significa ridurre la domanda di consumo interna, quindi penalizzare la nostra industria. È un cane che si morde la coda». In provincia di Padova si contano complessivamente oltre 410 mila lavoratori del comparto privato. L'ultimo report di Veneto Lavoro, ente della Regione, parla di 16 mila assunzioni in meno nel giro di un anno e 18 mila padovani disoccupati che hanno già presentato la loro Dichiarazione di immediata disponibilità. Il rischio, senza il blocco dei licenziamenti, è che quest'ultimo dato aumenti in modo vertiginoso.

IL SETTORE Il comparto a cui Confapi guarda con forte interesse è quello manifatturiero. La produzione delle imprese con almeno 10 addetti si è ridotta, sempre secondo i calcoli della Banca d'Italia, del 10,8% rispetto allo scorso anno. Per il 2021-22 si prevede un significativo rimbalzo del fatturato con un tasso di crescita medio annuo del 6.8%. «Nel territorio padovano la pandemia ci ha ricordato la fondamentale importanza del comparto manifatturiero - insiste il direttore di Confapi - Non si può pensare di vivere solo di terziario avanzato altrimenti da qui a 10 anni non solo non troveremmo più nessuno che produca mascherine, ma nemmeno che tagli l'acciaio o batta il ferro».

L'ESTERO Per quanto riguarda l'export le proiezioni su cui si basa Confapi sono quelle della Sace, società della Cassa depositi e prestiti che sostiene le imprese nel loro processo di crescita internazionale. Nel corso del 2020 in Veneto sono stati persi 7,7 miliardi di euro di esportazioni e di questi almeno 1,2 miliardi riguardano il territorio padovano. «Per la nostra provincia pesano tantissimo il blocco delle fiere e il blocco degli spostamenti degli operatori commerciali - sottolinea D'Onofrio - L'unica possibilità di reazione è stata legata all'immediato adeguamento tecnologico. Un adeguamento sostenibile per le grandi aziende, meno facile per le piccole e medie imprese».

LA SPERANZA «Purtroppo dobbiamo ancora convivere con tanti punti interrogativi - chiude - Basti pensare alla stagione degli impianti sciistici: non abbiamo ancora capito se ripartirà oppure no. E lo stesso quesito si presenterà poi per la stagione turistica estiva. Sarà un ritorno alla normalità? Anche un solo mese di differenza nel superamento di questa pandemia sarà molto importante per il rilancio della nostra economia. Siamo ancora in una fase molto difficile ma dobbiamo guardare avanti con fiducia. Continuare a investire, anche e soprattutto nella transizione al digitale, resta fondamentale per reggere il confronto con gli altri Paesi».

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Il Gazzettino