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PORDENONE - Gli esodati dei tamponi non conoscono età: vivono in quello spazio di mezzo tra il buon senso, l'adesione alla campagna vaccinale, la sfortuna del contagio e, quel che è peggio, il senso di impotenza davanti a un inceppamento burocratico che li costringe a casa, appesi al telefono nella speranza di ottenere il rinnovo del Green pass. Sono i positivi guariti che però non risultano essersi mai contagiati o guariti per un bug amministrativo. Hanno scoperto la propria positività con un tampone antigenico in farmacia prima del 31 dicembre. Proprio il passaggio di Capodanno è il grande discrimine, perché solo dopo il primo gennaio 2022 è entrato in vigore l'accordo tra la Regione e le farmacie con cui si autorizzano i tamponi antigenici per la certificazione di positività a e per la negativizzazione necessaria al certificato di guarigione.
LA STORIA
È quanto accaduto a Edoardo Veroi, vent'anni, pordenonese, studente universitario a Milano. «Vaccinato convinto» si autodefinisce, doppia dose ricevuta in estate e green pass in scadenza il 10 febbraio.
Nel frattempo ha sviluppato la malattia con sintomi, non troppo forti ma evidenti. Alla vigilia dell'Epifania si è sottoposto a test molecolare risultato finalmente negativo. Da allora però Edoardo non ha mai ricevuto il pass. «Ho pensato ci fosse qualche sovraccarico quindi ho atteso e sono tornato a Milano. Nei giorni scorsi ho iniziato a preoccuparmi, ho chiamato l'Azienda sanitaria che mi ha comunicato che purtroppo il tampone rapido di dicembre non risulta nel sistema. Risulta solo il tampone negativo di gennaio, pertanto formalmente io non sarei mai stato contagiato. Ho chiamato anche il 1522, ma anche dal Ministero mi hanno che si tratta di un problema burocratico» racconta Edoardo. Alla demoralizzazione è seguita la preoccupazione: «Fra due settimane scadrà il mio Green pass di cui ho bisogno per entrare all'università. L'unico modo per averlo è sottopormi alla terza dose, ma essendomi ammalato un mese fa, un ulteriore vaccino così presto mi preoccupa».
I TIMORI
Un timore fondato, quello di Edoardo, come confermato anche dalle indicazioni delle linee guida: «Tra la malattia e il vaccino dovrebbero intercorrere almeno 4-5 mesi» conferma Guido Lucchini, medico di famiglia e presidente dell'Ordine del Medici. «Nemmeno fare il dosaggio anticorpale è attendibile. Purtroppo anche tra i medici e i sanitari ci sono colleghi che si sono contagiati e non potendo dimostrare la malattia rischiano la sospensione». «Si tratta di un errore legislativo dovuto al fatto che solo dal primo gennaio 2022 le farmacie hanno potuto inserire direttamente i dati. Per chi ha fatto il test solo in farmacia prima di gennaio, è come trovarsi in mezzo a un guado», conferma Lucio Bomben, direttore del Dipartimento di prevenzione.
«Formalmente questa persona risulta non essere mai stata positiva. Noi stessi del Dipartimento siamo nell'imbarazzo di non poter intervenire registrando il tampone positivo. L'unica soluzione per questa persona è appellarsi al medico di medicina generale e capire se quest'ultimo può provare a inserire la iniziale positività della quale aveva avuto contezza, nel portale continuità delle cure. A meno che non intervenga una sanatoria a livello regionale che autorizzi anche retroattivamente le farmacie a inserire il dato».
Il Gazzettino