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PADOVA/BRUGINE «Mi sembra davvero impossibile che Claudio non ci sia più, abbiamo lavorato insieme per quarant'anni al ristorante Da Giovanni, lui in sala e io in cucina e ora sapere che non lo vedrò più mi stringe il cuore». Ha la voce strozzata dal dolore Anna, sorella di Claudio Pengo, classe 1964, di Campagnola di Brugine, deceduto ieri mattina all'ospedale di Cittadella dove era ricoverato dalla fine di ottobre per i sintomi del Covid-19, che nel suo caso si sono purtroppo rivelati fatali. Il suo volto e il suo garbato modo di fare lasciano un vuoto incolmabile tra i familiari ma anche nel noto locale della Stanga, dove i titolari non si danno pace.
LA MALATTIA
Claudio Pengo si era ammalato il 17 ottobre, una febbre fastidiosa che faticava a scendere anche con la tachipirina, tanto che il medico dopo qualche giorno aveva pensato di far eseguire il tampone. Dopo un breve passaggio al Pronto Soccorso di Piove di Sacco, era stato subito inviato a Schiavonia. Le sue condizioni sono poi peggiorate, rendendo necessario il ricovero a Cittadella, nel reparto di Pneumologia diretto dalla dottoressa Maria Rita Marchi e poi nella Terapia intensiva dello stesso ospedale, dove è deceduto nelle prime ore di ieri per le complicazioni del Coronavirus.
«Quando ho sentito il telefono squillare sono sobbalzata dal letto, anche perché in ospedale a Piove di Sacco sono ricoverati altri due fratelli che hanno contratto la malattia, uno è in terapia intensiva, mentre l'altro per fortuna sembra stia meglio - racconta Anna - La voce rotta dal pianto di mia cognata Luciana e dei figli Marco e Martina, mi hanno fatto comprendere subito la drammatica realtà: Claudio non ce l'aveva fatta. É incredibile per tutti noi, era un uomo sano, che ha sempre condotto una vita regolare.
IL LOCALE
Al ristorante Da Giovanni, noto locale di Padova, in zona Stanga, il clima è carico di dolore. «Claudio era la colonna portante della nostra attività, si occupava del servizio in sala ed era benvoluto dai clienti, così come da tutti noi», raccontano i titolari Parpaiola. Il ristorante è famoso fin dalla sua apertura, nel 1949, per i bolliti e Claudio Pengo aveva iniziato a lavorarci dal 1980. «Siamo molto provati, per noi è davvero come se ne fosse andato uno di famiglia. Se pensiamo a Claudio, il termine che ci viene più facile ed appropriato per descriverlo è la parola solidità: nel lavoro, nelle relazioni con noi e con le persone, la sua mancanza si sentirà e molto».
I Pengo sono molto noti a Campagnola: la casa di famiglia dove sono nati i dieci fratelli (ora rimasti in sei, tre uomini e tre donne), si trova in via Buffa, ma Claudio abitava in via Rialto, strada principale del paese, con la moglie Luciana Bernardello e i figli Marco e Martina, di 23 e 19 anni. Una famiglia molto unita e dai valori tradizionali. «Abbiamo tanto pregato in queste settimane, perché così siamo stati educati dai nostri genitori, la fede ci sosterrà in questa dura prova, soprattutto per mia cognata ed i nipoti», aggiunge Anna, mentre passa tra le mani le fotografie che la ritraggono insieme a Claudio e tra queste quella con fra Giovanni, il nipote frate al quale tutti gli zii sono molto affezionati. «Don Luca Gallocchio, il nostro parroco ha fatto un pellegrinaggio a piedi fino al Santo per chiedere il dono della guarigione per tutti gli ammalati del paese, in particolare per i nostri tre fratelli». Proprio con Anna vivono nella casa di via Buffa i due fratelli che sono tuttora ricoverati a Piove di Sacco.
Sono una ottantina intanto gli affetti da Coronavirus a Brugine. «Siamo vicini ai familiari di Claudio, con rispetto, in questo difficile momento - afferma il sindaco Michele Giraldo - per il bene di tutti continuiamo a rispettare le regole». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino