Lutto in casa Reyer: il covid si porta via l'ex presidente Bertoncello

Bertoncello insieme al sindaco di Venezia (e patron della Reyer) Luigi Brugnaro
VENEZIA - È morto Luciano Bertoncello, manager, imprenditore, presidente della Reyer basket nei primi anni Duemila. Si è spento lunedì sera,...

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VENEZIA - È morto Luciano Bertoncello, manager, imprenditore, presidente della Reyer basket nei primi anni Duemila. Si è spento lunedì sera, all’età di 75 anni, all’ospedale dell’Angelo a causa della grave debilitazione che gli aveva procurato l’infezione da Covid-19. Bertoncello, infatti, era ricoverato da quattro mesi dopo che aveva manifestato i sintomi tipici del coronavirus ed era risultato positivo al tampone. Grazie alle cure praticate dai sanitari si era poi negativizzato, ma gli strascichi lasciati dalla malattia gli hanno così intaccato l’organismo e lo hanno talmente indebolito, che alla fine ha ceduto. Originario di campo San Polo, a Venezia, aveva sposato Marina da cui ha avuto un figlio, Alvise, che ieri su Facebook ha postato una foto con scritto: “Ciao papà. Riposa in pace”. Dal finire degli anni Ottanta Bertoncello era stato un alto dirigente d’azienda. 

MANAGER D’AZIENDA
In particolare aveva ricoperto l’incarico di amministratore delegato della Mantelli Estero, società di costruzioni e manutenzioni infrastrutturali. Il suo nome era salito alle cronache perché nell’estate del 1992 era stato arrestato in piena Tangentopoli, nell’ambito delle inchieste per corruzione per la realizzazione della bretella autostradale di Tessera. Erano gli anni della Democrazia cristiana alla guida incontrastata della Regione, con Gianfranco Cremonese e Carlo Bernini punte di diamante del partito nel “Veneto bianco”. Era stato detenuto in custodia cautelare per 32 giorni nel carcere di Treviso. “Un’esperienza durissima – raccontava – Alcuni agenti erano molto severi e la convivenza in piccole celle con gli stranieri non era facile. Con me erano tutti rispettosi perché io li aiutavo nelle traduzioni”. 
IL PROCESSO

Sempre professatosi innocente, in primo grado, nel 1994, l’allora pm Carlo Nordio ne chiese l’assoluzione, ma il Tribunale lo condannò a 1 anno e 4 mesi. Quattro anni dopo, in appello, arrivò l’assoluzione piena con la formula “per non aver commesso il fatto”. Bertoncello chiese il risarcimento per ingiusta detenzione, che tuttavia i giudici gli negarono. Risiedeva in via Baracca a Carpenedo, poi si era trasferito in via Minghetti, laterale del Terraglio alla Favorita. Il suo nome è stato legato anche al mondo dello sport, perché rilevò la Reyer quando militava nelle categorie minori, dopo il periodo targato Giorgio Panto, divenendone presidente dalla stagione 2001-02 alla 2005-06, l’anno della promozione in B1. Ieri la squadra campione d’Italia ha postato una foto simbolo di quella vittoria, con Bertoncello festante al Taliercio. Poi vendette a Luigi Brugnaro, che ha postato un tweet di condoglianze. Cordoglio è stato espresso anche da Eugenio Crotti, storico dirigente. I funerali saranno celebrati venerdì alle ore 11 nella chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo. 
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Il Gazzettino