Covid, i vivaisti piangono Giuseppe D'Andrea: il virus aveva ucciso anche il padre

Giuseppe D'Andrea aveva 59 anni
SAN GIORGIO - Un mese fa per il virus era morto il papà Ferdinando, sabato si è spento, all’ospedale di Pordenone, dove anch’egli stava lottando da...

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SAN GIORGIO - Un mese fa per il virus era morto il papà Ferdinando, sabato si è spento, all’ospedale di Pordenone, dove anch’egli stava lottando da settimane contro il Covid, anche il figlio Giuseppe, di 59 anni. Il dramma è quello della famiglia D’Andrea, di Rauscedo, conosciuta nel mondo intero per l’attività della vivaistica omonima. Si tratta di un’azienda a conduzione familiare, che affonda le sue radici nella secolare tradizione vivaistica di Rauscedo.


FAMIGLIA D’IMPRENDITORI
Fondata nel 1977 dal capostipite Ferdinando, oggi era guidata proprio da Giuseppe che, assieme ai figli Davide e Debora, e con l’ormai decennale direzione di Gianpaolo D’Agnolo, rappresenta un elemento cardine della specifica produzione che ha reso celebre la frazione sangiorgina nel mondo. Forte di questa esperienza, sempre con uno sguardo rivolto al futuro tra innovazione tecnica e collaborazioni con le principali istituzioni di ricerca scientifica, la Vivaistica D’Andrea produce ben 4 milioni di barbatelle innestate l’anno, con oltre 80 varietà diverse di vite, posizionandosi come azienda leader del settore.


LA MISSION 


Era stato Giuseppe a voler puntare tutto sulla qualità del prodotto, scelta che il mercato ha premiato: l’azienda conta 50 ettari di piante madri portinnesto, 50 ettari tra vigneto e marze e 30 ettari di vivaio tenuti costantemente sotto il proprio controllo durante tutto il ciclo vegetativo, circostanza che garantisce alla Vivaistica D’Andrea di immettere sul mercato materiale di propagazione altamente selezionato. Da una delle intuizioni di Giuseppe era poi nata l’idea di dotarsi di capacità di riprodurre qualsiasi biotipo autoctono che rivestisse per il cliente particolare interesse e con la possibilità di poterlo visionare in vivaio durante qualsiasi fase vegetativa, così da soddisfare una richiesta sempre più attenta e mirata alla salvaguardia di un patrimonio viticolo che altrimenti andrebbe perduto. Insomma, un visionario che sapeva costantemente innovare questa tradizione secolare di Rauscedo. Non era, tuttavia, soltanto un imprenditore illuminato, ma anche un compagno esemplare e un padre capace di amare, partendo da fatti concreti e dalla forza dell’insegnamento quotidiano. «Era sempre sorridente e gioviale - lo ricordano i compaesani - ma anche disponibile ed empatico. Era in trepidante attesa di diventare nonno, circostanza che lo rallegrava moltissimo».  «Era una persona molto conosciuta in paese e nel territorio comunale - le parole del sindaco Michele Leon -. La notizia della sua lotta alla malattia ha tenuto la gente in apprensione per settimane. La sua morte ci tocca molto. Giuseppe aveva investito nella sua azienda “Vivaistica d’Andrea” fondata dal padre, recentemente scomparso anche lui: la nostra comunità è sotto choc per questo duplice lutto che colpisce questa storica famiglia».

 

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Il Gazzettino