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TREVISO - Dallo scorso autunno, in seguito alle nuove ondate di pandemia, la Caritas Tarvisina sta registrando un aumento del 25% di richieste di aiuto. «Se nel primo lockdown riguardavano sopratutto il sostegno per acquistare generi alimentari, da parte di chi era rimasto senza lavoro e non aveva ancora ottenuto i sussidi governativi – spiega il direttore don Davide Schiavon – oggi sono rivolte anche al pagamento di affitto, bollette e altre spese essenziali, poiché le famiglie non hanno liquidità». Proprio la riflessione su questa e altre indicazioni simili ha spinto il vescovo Michele Tomasi ad avviare un progetto di solidarietà di tutta la Diocesi per il supporto ai nuclei familiari e alle piccole imprese in difficoltà per le conseguenze economiche del Covid 19 e non in grado di accedere ai canali tradizionali di finanziamento. In concreto, l’iniziativa si articolerà in due strumenti: un fondo di comunità per contributi alle famiglie e un piano di microcredito, rivolto alle attività produttive.
GLI AIUTI
Le prime potranno ricevere fino a 3mila euro ciascuna a fondo perduto, per il cibo, ma anche, appunto, per spese legate all’abitazione, alle cure mediche, ai trasporti, a computer necessari per il lavoro o la scuola dei figli.
IL FINANZIAMENTO
La Diocesi stessa assicurerà la dotazione finanziaria di partenza: 550 mila euro, derivanti soprattutto dall’8 per mille, che andranno a costituire la base per le erogazioni alle famiglie, mentre per il microcredito si stanno definendo i dettagli e i fondi relativi. L’auspicio è incrementarli grazie alle donazioni e tutti, privati, aziende, associazioni, enti, nei limiti delle possibilità, sono invitati a contribuire con offerte sul conto corrente dedicato aperto alla Banca Etica (Iban IT19L0501812000000017039181). Un primo versamento arriverà con la colletta raccolta durante la celebrazione di ieri, cui ha partecipato una rappresentanza dei sacerdoti trevigiani e i vescovi emeriti Magnani e Gardin. Nel progetto sono coinvolti 220 volontari, debitamente formati, tra “sentinelle”, per intercettare le famiglie in stato di bisogno e non seguite dai programmi pubblici, e operatori fiduciari, che dovranno assistere gli utenti nella presentazione delle domande e nel successivo percorso. Verranno attivati anche cinque sportelli (uno per ogni comprensorio della diocesi) riservati alle famiglie e uno, nella sede Caritas nel capoluogo, per le imprese. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino