I medici di famiglia ricusano i malati senza Green pass: «Via dai nostri ambulatori»

I medici di famiglia ricusano i malati senza Green pass: «Via dai nostri ambulatori»
TREVISO - I medici di famiglia possono allontanare i pazienti che nonostante mille raccomandazioni e l’assenza di controindicazioni scelgono deliberatamente di non...

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TREVISO - I medici di famiglia possono allontanare i pazienti che nonostante mille raccomandazioni e l’assenza di controindicazioni scelgono deliberatamente di non vaccinarsi contro il Coronavirus. Brunello Gorini, segretario della Fimmg di Treviso, il maggiore sindacato dei dottori di base, lo presenta come un argine per cercare di frenare l’ondata no vax. «I medici di famiglia hanno la possibilità di ricusare i pazienti nel caso in cui venga meno il patto di fiducia fondamentale per garantire cure e assistenza – spiega – se una persona da una parte mette la sua salute nelle mani di un dottore di medicina generale e dall’altra non segue quanto le viene indicato, è evidente che non c’è il rapporto di fiducia necessario».

LA PRESA DI POSIZIONE
E in questi casi può arrivare a ricusare i pazienti. Cioè a cancellarli dalla lista dei propri assisti. Gorini sottolinea di non voler procedere in modo indiscriminato. Non condivide affatto la posizione del chirurgo ortopedico di Palermo, Pietro Bica, che ha annunciato di accettare solo pazienti con il Green pass. «Forse per uno specialista può essere diverso. Ma un medico di famiglia, al contrario, deve vedere proprio le persone che non si vaccinano per spiegare e informare – precisa – detto questo, se dopo mille raccomandazioni, spiegazioni e informazioni, un paziente continua a voler fare come crede, allora il rapporto si può anche interrompere. Sarebbe come provare a curare qualcuno che costantemente non segue le terapie che vengono indicate. Se non si risolve il problema, se non si trova un canale di fiducia, non ha molto senso». In questo periodo, poi, nella Marca ci sono diversi pazienti che stanno chiedendo al proprio dottore di firmare un certificato, senza un valido motivo, che di fatto li esoneri dalla vaccinazione anti Covid. «I medici di famiglia stanno ricevendo una montagna di richieste, accompagnate anche da lettere di avvocati attraverso le quali si diffida e si preannunciano denunce – rivela Gorini – non si contano più le richieste fatte con violenza verbale e atteggiamenti ideologici. Su questo la linea del sindacato è chiara: se il limite viene superato, bisogna querelare».

GESTIONI COMPLESSE


La gestione di casi simili non è semplice. E’ facile immaginare che i pazienti allontanati si rivolgerebbero ad altri medici eventualmente pronti ad assecondare le loro richieste. «Ma in realtà è già così – chiarisce il segretario della Fimmg di Treviso – un paziente può rivolgersi anche un medico di famiglia diverso dal proprio. Le eventuali prescrizioni dovranno essere fatte su ricette bianche. I farmaci si dovranno pagare. Ma è l’unica differenza». «Il punto essenziale è che oggi quasi tutti i pazienti ricoverati in ospedale per infezione da Coronavirus non si erano vaccinati – scandisce Gorini – in questo contesto, se non si riesce ad andare oltre, suggerirei di regalare i vaccini che da noi restano in magazzino ad altri Paesi che li attendono e ancora non li hanno a disposizione». Oltre alla provocazione, tra l’altro, è un dato di fatto che se buona parte del mondo non ha accesso al vaccino anti Covid c’è il rischio che l’epidemia continui a circolare in modo massiccio, mettendo a rischio gli stessi Paesi con coperture elevate a causa della possibile proliferazione di nuove varianti. In tutto ciò, bisogna anche fare i conti con l’estrema carenza di medici di famiglia. Nella Marca ne mancano una sessantina. La settimana prossima l’Usl chiederà a quelli in servizio di aumentare il numero di assistiti, passando da 1.500 a 1.800. A quanto pare non ci sono alternative. «Qui ne va della salute dei cittadini – conclude Gorini – è chiaro che aumentando in modo consistente il numero di assistiti, si aumenta anche il rischio di errori. E nel caso in cui si verificassero, l’azienda sanitaria si limiterebbe a dire che è stato il medico ad accettare l’aumento degli assistiti. Per ogni dottore ci sarebbe un carico di responsabilità enorme».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino