L'Europa si inventa il rosso scuro e chiude ai viaggi a Nordest. La rivolta dei governatori

VENEZIA Non ci sono solo il giallo, l'arancio e il rosso. Adesso l'Europa si è inventata il rosso scuro, colorazione che comporterebbe l'obbligo di test e...

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VENEZIA Non ci sono solo il giallo, l'arancio e il rosso. Adesso l'Europa si è inventata il rosso scuro, colorazione che comporterebbe l'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell'Unione. E così dipinte, secondo una simulazione della nuova mappa del contagio in Ue realizzata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), sarebbero Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Provincia di Bolzano. Che, immediatamente, sono insorte. «I dati dell'Ue sono vecchi e sorpassati», ha tuonato il governatore Luca Zaia.

Mappa Covid Ue

Nell'estremo tentativo di arginare le varianti del virus sempre più aggressive ed evitare una chiusura a tappeto dei confini tra gli Stati membri come accadde nel marzo scorso, Bruxelles ha presentato la sua stretta coordinata sui viaggi. E lo ha fatto aggiungendo un nuovo colore, il rosso scuro, alla mappa del rischio aggiornata ogni settimana dal Centro europeo per il controllo delle malattie. Le aree che nei prossimi giorni saranno etichettate a rischio elevato sono quelle dove il tasso di incidenza del Covid-19 è maggiore o uguale a 500 casi ogni 100mila abitanti nell'arco di 14 giorni. Per i cittadini, il cambio di colore comporterebbe restrizioni agli spostamenti da e verso queste zone, con gli Stati che dovranno prevedere un test prima della partenza e una quarantena all'arrivo.


La nuova gradazione di rosso, stando a una prima simulazione sugli ultimi dati raccolti dall'Ecdc, risalenti al 17 gennaio scorso, colpirebbe Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Provincia autonoma di Bolzano. Nella mappa, mostrata ieri a Bruxelles dal commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders, figurano anche gran parte della Spagna, l'intero Portogallo, l'intera Irlanda, tutti e tre i Paesi baltici, parti della Germania, della Francia, la Repubblica Ceca, il sud della Svezia.


Zaia, la reazione

Dure le reazioni dei governatori. «Non si possono mettere a confronto regioni che fanno tanti tamponi e altre che non ne fanno - ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia -. Noi abbiamo sempre avuto una percentuale di positivi sui tamponi eseguiti giornalmente non superiore all'8%, e in questi ultimi 20 giorni tale percentuale si è attestata tra il 2% e il 4%». «A oggi - ha detto l'assessore alle Sanità dell'Emilia-Romagna, Raffaele Donini - il numero cumulativo di positivi ogni 100mila abitanti, sia nel corso della settimana tra il 18 e il 24 gennaio, sia nelle due precedenti, cioè tra il 4 e il 17 gennaio, ha fatto registrare cifre più basse della soglia di 500 indicata in questa proposta dell'Unione europea». Poi è arrivata una nota congiunta: «Imporre ai cittadini delle nostre Regioni l'obbligo di test e quarantena per poter viaggiare nell'Unione europea, così come previsto per le realtà colorate di rosso scuro, significherebbe penalizzare le amministrazioni che effettuano il maggior numero di tamponi e non, come sarebbe invece necessario, operare una valutazione su parametri epidemiologici oggettivi», hanno detto i governatori dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del Veneto, Luca Zaia. Anche il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha giustificato l'alta incidenza settimanale di casi (per la Provincia autonoma al 17 gennaio erano 696 su 100mila abitanti) con l'elevato numero di test fatti, imputando a Bruxelles la mancata correlazione delle due varianti: «Seguendo questa logica una regione che non effettua test non avrebbe problemi, perché avrebbe un'incidenza zero».


Restrizioni

Fonti di governo hanno fatto sapere che non c'è al momento alcuna ipotesi di inasprimento delle misure restrittive in Italia: le attuali misure e il sistema delle fasce, viene sottolineato, hanno permesso all'Italia di contenere la diffusione del virus, che invece è esploso in altri Paesi europei. In attesa che gli ambasciatori Ue si confrontino domani sulle proposte, Bruxelles ha ribadito l'intenzione di scoraggiare tutti i viaggi non essenziali all'interno dell'Unione «finché la situazione epidemiologica non sia migliorata considerevolmente». Anche al fine di «alleggerire il carico sui sistemi sanitari», ha detto il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders.


 

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Il Gazzettino