Polesine nella morsa di Covid e influenza: tasso di contagi più alto d'Italia, sanità in tilt

Oltre mille casi ogni centomila abitanti: medici e infermieri non riescono a gestire tutte le malattie

Una vaccinazione contro il Covid
ROVIGO - Raffreddore, tosse, brividi, dolori ossei e muscolari, spossatezza. Sintomi che accomunano in questo momento quasi 30 polesani su mille. Perché la provincia di...

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ROVIGO - Raffreddore, tosse, brividi, dolori ossei e muscolari, spossatezza. Sintomi che accomunano in questo momento quasi 30 polesani su mille. Perché la provincia di Rovigo è stretta nella morsa della risalita del contagio del Covid insieme alla diffusione dell’influenza stagionale, che quest’anno sembra particolarmente aggressiva, oltre ad aver bruciato le tappe. I sintomi, pesanti, sono simili. E se a questo si aggiunge il fatto che negli ospedali il numero di medici e infermieri è già ridotto all’osso, che scarseggiano anche i medici di famiglia costretti a seguire circa duemila pazienti a testa, nonché che pure medici e infermieri si ammalano, ben si capisce come il Polesine sia attraversato da una “tempesta perfetta”.

IN DIFFICOLTÀ
«La situazione è complessa - ammette Francesco Noce, presidente dell’Ordine dei medici di Rovigo - in questi giorni ricevo da parte dei medici continue richieste di aiuto perché non ce la fanno più, sono allo stremo. Non solo per l’esplosione dell’influenza, dovuta anche al fatto che si sono allentate le forme di protezione che si erano avute durante la pandemia, ma anche per la recrudescenza del Covid, con i ricoveri in aumento.

Il consiglio è sempre lo stesso, di usare precauzioni, perché i comportamenti individuali sono fondamentali. I medici di medicina generale sono pochi, hanno tutti dovuto aumentare il proprio massimale e devono fronteggiare l’aumento delle incombenze burocratiche, che sottraggono tempo prezioso. Anche nei Pronto soccorso la situazione è complicata. Stanno dando tutti il mille per mille, grazie al loro sforzo supereremo anche questa fase. Fortunatamente grazie alle cure e soprattutto, ai vaccini, siamo tornati alla normalità dopo le restrizioni per la pandemia, ma non dobbiamo smettere di stare attenti. Invito tutti a vaccinarsi per l’influenza e a fare la dose di richiamo della vaccinazione anti Covid».

Per quanto riguarda l’influenza, Influnet, il Sistema di Sorveglianza integrata dell’influenza del ministero della Salute, attesta che fra il 14 e 20 novembre l’incidenza è salita a 9,5 casi per mille rispetto ai i 6,9 della settimana precedente. Ma il Veneto appare sopra la media, con un’incidenza superiore a 15 per mille. Senza contare che nella fascia 0-5 anni, l’incidenza sale a quasi 30 casi per mille.

COVID-19
Sul fronte Covid, nell’ultimo report della Fondazione Gimbe, relativo alla settimana 18-24 novembre, la provincia è quella che ha il valore più alto in assoluto su scala nazionale dei nuovi casi per 100mila abitanti, ben 1.032, seguita da Padova con 735. Mediamente in Veneto i casi complessivamente positivi al 24 novembre assommavano a 1.276 ogni 100mila abitanti. Nel bollettino di Azienda zero di ieri si riportavano altri 342 nuovi contagi di giornata, con il numero di polesani attualmente positivi pari a 3.573, mentre i decessi complessivi sono saliti a 830, 10 solo a novembre che ha già superato ottobre, fermatosi a 9. Soprattutto aumentano i ricoveri. I pazienti sono 73, mentre due settimane fa erano 45. Tre sono in Terapia intensiva, uno a Rovigo e due a Trecenta.

 Rovigo ci sono poi altri 37 pazienti fra Malattie infettive e le “bolle” di isolamento nei reparti, a Trecenta 17 sono i pazienti in Area medica e semintensiva Covid e 3 quelli in ospedale di Comunità, altri 12 all’ospedale di Adria, uno dei quali in ospedale di comunità, mentre un paziente si registra anche alla Casa di cura Madonna della Salute, dove nei giorni scorsi erano emerse varie positività, anche fra gli operatori. «Sono numeri alti - si spiega dalla direzione sanitaria dell’Ulss - ma rispetto al passato i casi con complicazioni respiratorie sono bassi, la maggior parte di questi pazienti è ricoverata per altra causa. Inevitabilmente tutto questo, con l’aumento del contagio influenzale, con alta diffusione e in anticipo, sta provocando sovraccarichi di lavoro».
 

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Il Gazzettino