ROVIGO - «Il 31 dicembre del 2020, alle 15, ho ricevuto una lettera dall’Ulss 5 in cui mi si chiedeva, con un ordine di servizio, di trasferirmi il giorno dopo dalla...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
ROVIGO - «Il 31 dicembre del 2020, alle 15, ho ricevuto una lettera dall’Ulss 5 in cui mi si chiedeva, con un ordine di servizio, di trasferirmi il giorno dopo dalla sala operatoria di Adria alla Rianimazione Covid di Trecenta. Il primo gennaio, il giorno dopo, mi sono alzata alle 4 di notte per andare nel nuovo reparto dove erano ricoverati 20 pazienti con il Covid».
Ricorda ancora con apprensione quel Capodanno, il più brutto di tutta la sua vita. Silvana Tiengo, infermiera della sala operatoria dell’ospedale di Adria, quel giorno ha dovuto salutare marito e bimbo piccolo così, dal giorno alla notte, e iniziare un’esperienza professionale che si sarebbe trasformata in un incubo. Nuova casa, da sola, senza poter tornare dalla famiglia per il pericolo di infettarli, nuovo lavoro, senza la benché minima formazione, nuovo abbigliamento che la costringeva a turni di sette ore sotto una tuta e una maschera protettiva, talvolta senza poter andare in bagno per mancanza di tempo e perché la vestizione era complicata.
«Per tre mesi ho visto mio figlio al volo con la mascherina Fp2 senza poterlo abbracciare o baciare - ricorda Tiengo - ma l’ho fatto per spirito di servizio, perché questo è il nostro lavoro e lo rifarei, perché la nostra missione è salvare vite.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino