Covid, da cenerentola a provincia "immune": Pordenone "salva" il Fvg dalla zona gialla

Un aperitivo in zona bianca a Pordenone
Era già successo nel periodo più nero delle terza ondata, quando l’irruzione in regione della variante inglese aveva per l’ennesima volta stravolto i...

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Era già successo nel periodo più nero delle terza ondata, quando l’irruzione in regione della variante inglese aveva per l’ennesima volta stravolto i piani, facendo precipitare il Friuli Venezia Giulia prima in arancione e poi addirittura in rosso. Anche allora Pordenone si era salvata: era la provincia migliore e lo sarebbe rimasta, di fatto schivando l’ultimo tsunami pandemico prima delle riaperture e del “rischio calcolato” di primavera. Allora era infuriata anche la polemica, con gli amministratori locali che non avevano per nulla digerito le restrizioni generalizzate. 


Oggi la storia si ripete: Pordenone fino ad ora non sta risentendo in modo pesante della cosiddetta quarta ondata e il territorio è diventato anche il “rifugio” per i malati spostati dagli altri ospedali. E grazie all’incidenza dei contagi più bassa della regione, che si traduce in un numero di ricoveri nettamente inferiore, sta di fatto salvando il Friuli Venezia Giulia dalla zona gialla. 


LO SCENARIO


Oggi arriverà la decisione ufficiale del ministero della Salute. Ma ormai non ci sono più dubbi: almeno per un’altra settimana il Friuli Venezia Giulia rimarrà ancora in zona bianca, senza particolari limitazioni. E una buona parte del merito può essere attribuita ai risultati della provincia di Pordenone, una specie di “mosca bianca” in una regione che nel complesso fa segnare i risultati peggiori di tutta Italia. 
Negli ultimi sette giorni, infatti, il Friuli Occidentale ha totalizzato 341 contagi. Anche in assoluto è il numero più basso di tutta la regione. Ma la proporzione si comprende meglio ragionando in termini di incidenza sui 100mila abitanti. Il Pordenonese arriva a quota 109 casi sui sette giorni, mentre la provincia di Gorizia, cioè la terza più colpita (e la seconda che sta meglio) schizza già a 321 casi su 100mila abitanti. Ancora più in alto Udine e ovviamente Trieste, dove pesano il maxi-focolaio delle manifestazioni e la vicinanza con la Slovenia, assediata dalla quarta ondata e molto indietro con le vaccinazioni. Intanto il Fvg finisce in rosso nella mappa dell’Ue. 


L’EMERGENZA


E si lega alle diverse particolarità che differenziano il territorio regionale anche la richiesta ufficiale arrivata ieri da Articolo Uno, il movimento di sinistra fondato tra gli altri anche dal ministro della Salute Roberto Speranza. In sostanza si chiedono regimi più duri per le aree più colpite. Il tutto per salvare l’intera regione da ripercussioni. «L’ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe sull’evoluzione della pandemia da Covid segnala come, in una situazione di aumento dei contagi, in Friuli Venezia Giulia, Lazio e Veneto tutte le province superino la soglia di 50 contagi ogni 100mila abitanti. Delle tre province dove la situazione è peggiore due sono nella nostra regione: Trieste e Gorizia. Numeri, continua la Fondazione, che dovrebbero indurre gli amministratori locali a considerare restrizioni su base comunale o provinciale, per evitare che la diffusione del contagio trascini l’intera regione in zona gialla. Inizia così una nota del segretario regionale di Articolo 1, Mauro Cedarmas, che aggiunge: «Si tratta di una situazione grave e pericolosa per la salute delle persone, che mette in sofferenza il nostro sistema sanitario e rischia di bruciare le speranze di una ripresa economica. È il caso di intervenire con prontezza e decisione, prendendo le misure necessarie a scongiurare un ulteriore peggioramento della situazione». 


Il movimento però “scivola” su una questione tecnica: in zona bianca le regioni non possono emettere provvedimenti più restrittivi. Lo stabilisce il decreto del governo, di cui fa parte uno dei fondatori del movimento stesso. 

 

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Il Gazzettino