OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Dai “leoni da tastiera” a qualcosa di più. Si pensava non potesse succedere, invece la minaccia ha raggiunto un livello superiore: quello della realtà, fuori dalla “bolla” dei social. Un uomo la scorsa settimana è riuscito entrare negli uffici della Direzione salute della Regione Fvg, a Trieste. Aveva in mano una bottiglia spaccata a metà, cercava il vicepresidente regionale e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi. Voleva minacciarlo. Chissà, magari colpirlo.
Non era armato solo di quello. Nel suo arsenale c’erano i grandi classici della litania no-vax. Urla contro i vaccini, profezie su improbabili complotti. Ma resta il fatto: un’irruzione bella e buona in uno dei luoghi in cui si governa (o si prova a farlo, mettiamola così), l’emergenza.
I FATTI
La città è la stessa diventata senza volerlo capitale del movimento no-vax.
LA REAZIONE
«Non è bello vivere sottoposto al controllo delle forze dell’ordine come capita a tutti noi - ha replicato Riccardi -, ma si tratta di vivere il tempo che ci è dato con tutte le sue difficoltà». Una citazione, quest’ultima, che porta ad Aldo Moro, ad altri anni, altri problemi. Ma stessa “difesa”, quella dello Stato di fronte alla violenza.
IL QUADRO
Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è sotto scorta. Vive, con la sua famiglia, costretto a una sorveglianza continua. La colpa? Essere a favore dei vaccini. Il vicepresidente, suo braccio destro e volto numero uno nella lotta alla pandemia, finisce nel mirino di un no-vax che pensa di rincorrerlo con una bottiglia rotta. Il sindaco di Trieste è vittima di minacce per aver parlato chiaramente a fabvore della sua città, della ripresa dell’economia e del tessuto sociale come viatico più importante rispetto alle ragioni della protesta. Il clima è quello che è, l’esagitato che ha tentato di raggiungere un assente Riccardi è stato fermato. Ma la chiave interpretativa del momento resta difficile da individuare. La minoranza non è più in piazza, non come prima. Ma alcuni suoi componenti sono “su piazza”, pericolosamente.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino