Covid, il "super Green pass" per tutti i lavoratori in Fvg: ecco quante persone dovranno adeguarsi

Un operaio al lavoro in fabbrica
Per circa 70mila persone non cambierà nulla. Dipendenti del mondo della scuola e operatori sanitari per lavorare devono già avere rispettivamente il Green pass e il...

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Per circa 70mila persone non cambierà nulla. Dipendenti del mondo della scuola e operatori sanitari per lavorare devono già avere rispettivamente il Green pass e il vaccino. È un obbligo. Per tutti gli altri, invece, sarà una rivoluzione. Forse l’ultima, che dovrà tradursi nell’agognata spallata alla campagna vaccinale per raggiungere (almeno) i 900mila immunizzati in Friuli Venezia Giulia.


CAMBIO DI MARCIA


Si avvicina anche in regione il “super Green pass”, cioè l’estensione dell’obbligo di possedere la certificazione (che vuol dire vaccino, tampone negativo o guarigione dal Covid) a tutti i lavoratori, siano essi parte del sistema pubblico o della galassia privata. Una misura che complessivamente interesserebbe - probabilmente da metà ottobre - quasi mezzo milione di persone, tanti quanti sono gli occupati in regione tolti gli insegnanti e i sanitari. Sarà un decreto del governo a chiarire i due punti fondamentali: chi dovrà controllare il Green pass dei dipendenti e quali saranno le sanzioni (si parla di sospensione dall’attività senza stipendio, come accade per gli insegnanti e i sanitari). 


IL DIBATTITO


In attesa dei dettagli, il dibattito si è nuovamente infiammato anche in regione. Da un lato Confindustria Alto Adriatico; dall’altro la Cgil. Michelangelo Agrusti, Presidente di Confindustria Alto Adriatico, si è detto, ribadendolo, «totalmente a favore del Green Pass in tutti gli ambienti di lavoro, tendenzialmente sono favorevole anche alla vaccinazione obbligatoria. Certo, confido ancora nel miracolo di un coinvolgimento attivo di coloro i quali hanno deciso di non immunizzarsi, ma resto in fondo scettico: non dimentichiamoci che alcune frange contrarie alla vaccinazione si sono oramai radicalizzate e alcune di esse sono persino inclini alla stregoneria. Naturalmente, come sempre è avvenuto durante la pandemia, individueremo assieme alle organizzazioni sindacali il miglior percorso possibile per la tutela dei lavoratori e delle aziende. Ritengo cruciale il coinvolgimento dei sindacati ed ho segnalato questa necessità al consiglio generale di Confindustria svoltosi a Roma dove ho richiamato l’attenzione sul fatto che le relazioni sindacali meritano un ulteriore salto di qualità. Oggi più che mai è necessario dialogare e capirsi perché gli indicatori dimostrano che i tempi sono tutt’altro che facili e che la ripresa potrebbe venirne pregiudicata». Così Pezzetta (Cgil): «Dobbiamo spingere per una vaccinazione generale, forzature sul Green pass possono creare divisioni e incongruenze. Ribadiamo la nostra ferma volontà a spingere sui vaccini, lo abbiano dimostrato firmando tra i primi a livello locale protocolli sulla sicurezza per far fronte alla pandemia. Riteniamo inaccettabile che per andare a lavorare si debba pagare, in assenza di una legge che obblighi al vaccino. Solo con l’obbligo si potranno evitare le forzature e le incongruenze che genererebbe l’estensione generalizzata del Green pass come “passaporto” per poter lavorare. Se si deciderà in tal senso, cioè per l’obbligatorietà del Green Pass, il tampone dovrà essere gratuito per tutti i lavoratori».

 

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Il Gazzettino