Incubo Green pass in fabbrica, caccia ai sostituti degli assenti: ecco i profili più ricercati dalle agenzie interinali

Un operaio al lavoro in fabbrica
E Manca sempre meno alla scadenza del 15 ottobre, quando il Green pass diventerà obbligatorio per accedere a qualsiasi luogo di lavoro.  ...

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E Manca sempre meno alla scadenza del 15 ottobre, quando il Green pass diventerà obbligatorio per accedere a qualsiasi luogo di lavoro. 


E quando le imprese del territorio si troveranno di fronte alla possibilità - concreta - di dover rinunciare a un numero ancora imprecisato di lavoratori non in possesso della certificazione. Ovviamente per scelta. Ecco perché già negli ultimi giorni è partita la “caccia” ai sostituti nelle tante agenzie interinali che operano in Friuli Venezia Giulia. Intanto i sindacati rilanciano l’allarme. 


LA CORSA


Tornitori, saldatori, operai semplici. Ma anche amministrativi, “colletti bianchi” insomma. Le aziende del Fvg iniziano a cautelarsi in vista del 15 ottobre e lo fanno rivolgendosi alle agenzie interinali. L’obiettivo è quello di non rimanere scoperti, soprattutto nei reparti produttivi, dove l’assenza (ingiustificata) di più lavoratori potrebbe mettere in crisi le linee di montaggio e quindi le vendite e le consegne. «Al momento - spiegano da un’agenzia interinale di Pordenone - tante fabbriche ci stanno contattando per avere pronti dei “pacchetti” di lavoratori immediatamente a disposizione per eventuali sostituzioni. Agiscono preventivamente, anche se sarà dal 15 che il problema esploderà». Cioè quando si capirà, azienda per azienda, quanti saranno effettivamente gli assenti e in che settori. 
Per ora le aziende si sono messe a cercare soprattutto figure legate alla produzione, come ad esempio operai specializzati nell’uso del tornio oppure saldatori. E il mercato degli interinali queste figure - ovviamente vaccinate - le offre da tempo. Ma c’è chi cerca anche dipendenti a termine anche per i settori amministrativi. Più difficile, invece, reperire figure super-specializzate, come avviene ad esempio nel settore chimico. 


I PROBLEMI


«Come riusciranno le farmacie a gestire una domanda di tamponi destinata a quintuplicarsi, a partire dal 15 ottobre, rispetto ai volumi attuali? E come sarà possibile, per i lavoratori, conciliare i tamponi con gli orari lavorativi?» A porre questi interrogativi è la Cgil, con la segretaria confederale Rossana Giacaz, la responsabile della Funzione pubblica Orietta Olivo in rappresentanza dei dipendenti delle farmacie comunali e con Francesco Buonopane (Filcams), a nome del personale delle farmacie private. Partendo da una stima che indica nel 20%, su un totale di circa 410mila dipendenti pubblici e privati, la percentuale di non vaccinati, la Cgil stima una domanda supplementare di circa 80mila tamponi ogni due giorni, pari a una media quotidiana di 40mila tamponi. «Per le circa 190 farmacie attive si tratterà di gestire una media di 200-250 test ciascuna. Ci aspettiamo pertanto che le farmacie a gestione pubblica, quelle comunali, attingano alle graduatorie valide per rafforzarsi con nuove assunzioni ad hoc. E un’analoga esigenza di rafforzamento del personale va posta anche alle farmacie private. Gli altri aspetti da gestire riguardano la necessità di una gestione più elastica degli orari di lavoro, compatibile con l’obbligatorietà e la frequenza dei test, e il costo di questi ultimi, che comporterà, in assenza di correttivi, un onere di oltre duecento euro mensili per ciascun lavoratore. Pur rinnovando il nostro appello a vaccinarsi riteniamo inaccettabile che l’assenza di scelte più stringenti del governo e del parlamento in materia di obbligatorietà». Da qui la richiesta di «soluzioni che possano contribuire, attraverso ulteriori accordi tra organizzazioni datoriali, parti sociali, farmacie e l’auspicabile concorso della Regione, a rendere più facilmente fruibili i test». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino