Terza settimana in zona gialla e crollo dei contagi: ora è il Fvg è un caso positivo. L'esperto: «Finita la terza ondata»

L'epidemiologo Fabio Barbone
PORDENONE E UDINE - La terza settimana in zona gialla spaventava un po’ tutti. I più pessimisti pronosticavano un rialzo dei contagi, trainato dalla libertà di...

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PORDENONE E UDINE - La terza settimana in zona gialla spaventava un po’ tutti. I più pessimisti pronosticavano un rialzo dei contagi, trainato dalla libertà di movimento entro i confini regionali e dalla riapertura di bar e ristoranti. I 21 giorni rappresentavano uno spartiacque: se la situazione fosse sfuggita di mano, gli effetti sarebbero iniziati ad essere visibili. Invece in Friuli Venezia Giulia è accaduto l’opposto: i contagi nell’ultima settimana sono scesi ancora, trascinando verso il basso anche i ricoveri. 


In sette giorni sono stati registrati 1.815 casi (contro i 2.036 dei sette giorni precedenti), l’occupazione dei letti nelle Medicine è scesa al 27 per cento (sotto la media nazionale dopo mesi) mentre nelle Rianimazioni il tasso è al 32 per cento, sopra la soglia-limite del 30 per cento ma in diminuzione. Infine, l’incidenza dei casi sui 100mila abitanti è calata da 147 a 127 contagi. 
È abbastanza per parlare - stavolta in senso positivo - di un “caso Friuli”, dal momento che in altre regioni la zona gialla ha portato sempre a un aumento dei casi. E l’analisi della situazione è affidata all’epidemiologo Fabio Barbone, responsabile della task force regionale sul Covid. 
Professore, interroghiamo i numeri. La regione è al sicuro? 
«Al sicuro, con questo virus, non lo saremo sino a una diffusione ampia del vaccino. Ma ora continuiamo ad andare meglio. I dati sono confortanti. Anche nella settimana che si è conclusa ieri notiamo una riduzione dei contagi tra il 20 e il 30 per cento rispetto all’intervallo precedente (la settimana tra l’8 e il 14 febbraio, ndr). Non possiamo che essere soddisfatti guardando l’andamento della nostra curva. 
Contagi in calo tra il 20 e il 30 per cento dopo tre settimane in zona gialla, c’è una spiegazione?
«Giornalmente aggiorno i miei grafici, che successivamente vanno a comporre il report che viene consegnato all’Istituto superiore di sanità. Abbiamo analizzato l’andamento del contagio, e tratto le prime conclusioni. Probabilmente stiamo vivendo la fase di discesa che segue un picco naturale dell’epidemia. Per questo continuiamo a calare e a migliorare». 
Significa che in Friuli Venezia Giulia abbiamo già oltrepassato una terza ondata che altrove non si è manifestata?
«È esattamente così. Il “disegno” delle curve dimostra come tra il periodo pre-natalizio e all’incirca l’Epifania, abbiamo vissuto un nuovo rialzo dei contagi e dell’incidenza su tutto il territorio. Il periodo seguiva un lasso temporale durante il quale i casi si erano abbassati e poi stabilizzati. Quella delle feste natalizie è stata la nostra terza ondata. Ora assistiamo a una fase di discesa, marcata e per fortuna prolungata. 
Il calo è omogeneo su tutto il territorio?
«I dati sono migliori ovunque, ma c’è una situazione che stiamo monitorando attentamente. Riguarda la provincia di Udine, dove la discesa, pur apprezzabile, non è così ripida come quella che vediamo nelle altre province. Nell’area centrale della nostra regione la circolazione virale è ancora elevata. Stiamo cercando di capire perché.
Dopo tre mesi in apnea, i ricoveri nelle Medicine sono crollati. Come mai i reparti di Terapia intensiva continuano invece ad essere più occupati?
«È il principale problema che stiamo affrontando tutti i giorni. Al momento è l’unica allerta che compare nel monitoraggio elaborato dall’Istituto superiore di sanità. Un paziente che entra in Rianimazione di solito occupa il letto per un periodo prolungato, ma non c’è solo questo. Probabilmente, con la riconversione di alcuni reparti Covid che sono tornati a servire pazienti negativi, negli ospedali si è spinti a trasferire più persone nelle Intensive. Stiamo “interrogando” il sistema sanitario per capire se siano cambiati i criteri di ammissione nei reparti ad alta intensità». 
Oggi dov’è più diffuso il contagio?
«Abbiamo visto crollare i casi negli ospedali e nelle case di riposo, ed è certamente merito dell’ampia copertura del vaccino in quegli ambiti. Ma sono scesi anche i contagi riconducibili agli incontri tra famiglie e gruppi di amici, che invece avevano spinto la terza ondata. Vediamo invece più casi tra i giovanissimi, spesso legati alle famiglie di appartenenza che ad incontri nella socialità». 
La preoccupa l’incidenza delle varianti? 
«In settimana otterremo i risultati della seconda analisi che ci è stata chiesta dal ministero della Salute. Per ora il tasso di incidenza della variante inglese sui contagi analizzati è del 5 per cento». 
I risultati, attesi in settimana, comprenderanno anche l’eventuale presenza dei ceppi brasiliano e sudafricano. 

 

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Il Gazzettino