Le dosi a disposizione del Friuli Venezia Giulia sono ancora limitate: 1.500, per la precisione, dal momento che l’uso è ancora definito sperimentale....
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Le dosi a disposizione del Friuli Venezia Giulia sono ancora limitate: 1.500, per la precisione, dal momento che l’uso è ancora definito sperimentale. L’applicazione del dispositivo sul campo è condizionata anche alla tempestività dei medici di base, che devono individuare rapidamente i pazienti più a rischio. Ma il farmaco offre una speranza e i numeri la confortano. Gli anticorpi monoclonali funzionano e tra le province di Udine e Pordenone hanno già contribuito ad evitare il ricovero in ospedale di pazienti estremamente fragili e contagiati dal Coronavirus.
LE TESTIMONIANZE
L’uso delle nuove armi contro il Covid è affidato al controllo degli infettivologi Massimo Crapis (per Pordenone) e Carlo Tascini (per Udine). Sono loro ad aver diffuso i protocolli operativi ai medici di base. Sempre loro hanno in mano i primi risultati clinici di un farmaco che promette - in futuro - di affiancarsi ai vaccini nella lotta all’ospedalizzazione del Covid, principale nodo di tutta la pandemia. Si parte da Pordenone, dove i numeri sono ancora molto bassi ma i risultati eccellenti. «Abbiamo utilizzato gli anticorpi monoclonali su sei pazienti - ha spiegato Massimo Crapis, primario di Malattie infettive del Santa Maria degli Angeli -. Nessuno di loro ha avuto bisogno del ricovero in ospedale dopo il trattamento». La somministrazione ormai avviene a domicilio, grazie all’impegno delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. «I numeri sono ancora bassi per generare una statistica, ma io sono molto ottimista. Il farmaco ci aiuterà ad evitare i ricoveri e le chiusure», prosegue sempre Crapis. Si trattava di sei pazienti ad alto rischio - la prima è stata una donna con problemi di peso -, tutti guariti anche grazie all’uso degli anticorpi monoclonali. In provincia di Udine la sperimentazione è più avanti. I pazienti trattati con i monoclonali sono una sessantina. «Il tasso di ricovero - spiega l’infettivologo Tascini - si aggira attorno al 12 per cento, ma c’è una spiegazione. In alcuni casi, infatti, abbiamo somministrato il farmaco in uso compassionevole anche dopo i cinque giorni dall’insorgenza dei sintomi. I ricoveri sono stati decisi tutti in quei casi, mentre quando la somministrazione è avvenuta immediatamente il successo è stato del 100 per cento». La chiave è nelle indicazioni fornite alle aziende sanitarie dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Gli anticorpi monoclonali si possono somministrare anche dieci giorni dopo l’insorgenza dei sintomi o il contagio, ma l’efficacia in quel caso diminuisce. Mentre è massima entro cinque giorni dalla certezza dell’infezione. Ed è quello che è accaduto a Udine.
I PROBLEMI
Nelle prossime settimane, ha garantito il presidente regionale Fedriga, l’uso degli anticorpi monoclonali in regione migliorerà.
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino